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Le ormai croniche difficoltà dell’esercito russo si aggravano giorno dopo giorno secondo quanto viene rivelato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il Pentagono. Oltre alla mancanza di cibo e munizioni, ai russi scarseggia anche il carburante delle navi sul Mar Nero e sono necessari vestiti più pesanti per i soldati sempre più provati da una guerra in fase di stallo. Come leggiamo in tempo reale su InsideOver, è giunta notizia che alcune unità delle truppe russe si starebbero rifiutando di combattere, tornando indietro, nella città di Sumy. Lo ha dichiarato Dmytro Zhyvytskyi, capo dell’amministrazione militare regionale. “Questo è il secondo caso di rifiuto organizzato dell’esercito russo di prendere parte al genocidio degli ucraini durante la guerra – si legge nelle sue dichiarazioni citate dall’agenzia Unian – Durante una conversazione con uno dei comandanti si è saputo che né lui né i suoi combattenti hanno alcun desiderio di combattere in Ucraina”.
Cos’è l’allarme “rasputitsa”
Ma c’è un nemico in più che si mette di mezzo tra i russi e il conflitto: le condizioni fangose dovute alla pioggia e allo scioglimento della neve rallentano il cammino dei mezzi di combattimento, soprattutto quelli in gomma ma anche i carri armati. Ecco la rasputitsa, lo stop dovuto al fango, un altro motivo per cui l’esercito di Putin arranca e dove rimane impantanato nel vero senso della parola. I social media sono in fermento e confrontano l’avanzata russa con la spinta di Hitler verso Mosca nel rigido inverno del 1941-43 che rallentò l’avanzata tedesca nella Seconda guerra mondiale durante l’operazione Barbarossa. Come ricorda IlMessaggero, Il termine è applicato alle condizioni stradali fangose in Bielorussia, Russia e Ucraina causate dallo scarso drenaggio dei terreni argillosi sottostanti che si trovano in quelle zone. Le strade sono soggette a limitazioni di peso e chiusure durante il periodo invernale e di inizio primavera. Questo fenomeno è stato un ostacolo all’inizio del ventesimo secolo in Unione Sovietica poiché il 40% dei villaggi rurali non era servito da strade asfaltate.
Problemi di organizzazione
Settimana dopo settimana, le difficoltà si sono triplicate e mai fermate. Il numero dei soldati morti è già di molte migliaia e potrebbe essere peggiore di quello delle cadute in Iraq e Afghanistan. L’ultimo bollettino aggiornato dello Stato Maggiore delle Forze Armate Ucraine parla di circa 15mila uomini russi uccisi, quasi 500 carri armati distrutti, 1.535 mezzi corazzati mandati in mille pezzi, assieme a 240 sistemi di artiglieria, 80 lanciarazzi multipli, 97 aerei, 121 elicotteri, 969 velivoli, 3 unità navali. E ancora: droni, autoveicoli e via dicendo. Insomma, un’ecatombe aggiornata con cadenza quotidiana per sottolineare quanto le truppe di Mosca siano in difficoltà (con perdite simili non potrebbe essere altrimenti). Il problema è che cifre del genere potrebbero essere viziate dalla propaganda ucraina, intesa come strumento militare da utilizzare tanto per impressionare gli avversari in merito alla loro eroica resistenza quanto per dissuaderli ad andare oltre.
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