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È morta Madeleine Albright, politica e diplomatica statunitense: aveva 84 anni, ed era malata di cancro. La notizia è stata confermata dalla famiglia, con un breve messaggio pubblicato sui canali social di Albright.
Madeleine Albright nacque a Praga nel 1937 (allora si chiamava Marie Jana Korbelová) e arrivò negli Stati Uniti con la sua famiglia nel 1948. Era particolarmente nota per essere stata segretaria di Stato tra il 1997 e il 2001 durante il secondo mandato della presidenza di Bill Clinton, e per essere stata la prima donna a ricoprire questo incarico. Il segretario di Stato degli Stati Uniti svolge mansioni paragonabili a quelle di un ministro degli Esteri ed è uno dei ruoli più rilevanti dell’amministrazione statunitense (in questo momento il segretario di Stato americano è Antony Blinken).
Dal 1993 al 1997, durante il primo mandato di Clinton, era stata rappresentante permanente per gli Stati Uniti alle Nazioni Unite.
Below is a statement from the family of @Madeleine: pic.twitter.com/C7Xt0EN5c9
— Madeleine Albright (@madeleine) March 23, 2022
Albright era una figura chiave nell’amministrazione Clinton: era una forte sostenitrice della necessità dell’espansione della NATO, e spinse per un suo intervento nei Balcani per fermare pulizie etniche e genocidi.
Tra le altre cose, è stata docente all’Università di Georgetown, presidente dell’Albright Stonebridge Group, una società di consulenza che aveva fondato nel 2001, e faceva parte del Council on Foreign Relations, un consiglio di esperti in politica estera e affari internazionali.
Nel 2012, Barack Obama – allora presidente degli Stati Uniti – le aveva conferito la Medaglia presidenziale della libertà, considerata la più alta onorificenza statunitense riservata ai civili.
In un editoriale pubblicato il mese scorso sul New York Times, poco prima che la Russia invadesse l’Ucraina, Albright aveva sostenuto che se Putin avesse effettivamente fatto quello che sembrava sul punto di fare, avrebbe commesso un «errore di portata storica», dai costi devastanti per il suo paese.
«Invece che lastricare la via per la grandezza della Russia, invadere l’Ucraina assicurerebbe a Putin l’infamia di aver lasciato il suo paese isolato dal punto di vista diplomatico, azzoppato dal punto di vista economico e vulnerabile dal punto di vista strategico nei confronti di un’alleanza occidentale più forte e più unita», aveva scritto Albright.
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