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Mosca non accetterà più dollari o euro per le forniture del proprio gas. Solo rubli, ha annunciato Putin. Più che una punizione verso i Paesi ostili, per l’economista Giulio Sapelli (in foto) si tratta di un «clamoroso boomerang che si ritorcerà contro la Russia».
Cosa vede dietro questa decisione di Putin?
«La Russia è in una situazione economica molto grave. Putin e il suo cerchio magico credono di chiuderla in una sorta di autarchia ricattando i Paesi circostanti però, così facendo, compie un errore enorme. Pensare di fondare questo disegno anche sul pagamento in rubli è autodistruttivo».
È una punizione verso i Paesi definiti da Putin ostili?
«È una punizione temporanea, soprattutto un boomerang spaventoso contro la Russia. Nel medio e lungo periodo avrà conseguenze catastrofiche per l’economia».
Il rublo ha subito recuperato sul dollaro, anche se resta debole. Putin mira a risollevare la valuta?
«Che il rublo si rinforzi è una conseguenza assolutamente temporanea. Questa decisione di Putin non ha alcuna spiegazione economica. Mi sembra impossibile che la governatrice della Banca centrale russa Nabiullina possa seguire Putin su questa strada».
Cosa comporta questa decisione per chi la subirà?
«Arduo da prevedere, ma non credo si possa fare a meno del gas russo e auspico che continui a essere comprato, come testimonia il fatto che si stia continuando a commerciare petrolio e gas».
Dobbiamo temere anche un effetto sull’euro?
«È presto per dirlo. Non penso che l’euro e il dollaro subiranno effetti rilevanti, certamente avremo turbolenze. Sarà importante vedere il comportamento degli investitori. Francamente non lo so prevedere, ma di certo questa mossa di Putin conduce a un’instabilità monetaria e finanziaria molto forte. Per questo è fondamentale che ci sia un coordinamento delle banche centrali».
Un altro effetto è l’aumento del prezzo del gas.
«Continuerà a salire alle stelle, non c’è dubbio. Riflessi ci saranno anche sul prezzo del petrolio. Soprattutto se si insiste con questa retorica sanzionatoria. Se si parlasse meno di sanzioni e si agisse più silenziosamente, ci guadagneremmo tutti. I Parlamenti che applaudono alle sanzioni rappresentano un populismo che mi fa paura. Forse non capiscono dove rischiamo di arrivare».
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