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Alla vigilia della ripresa dei negoziati, frena l’avanzata russa su Kiev. Le forze ucraine hanno rivendicato di aver ripreso il pieno controllo di Irpin, il sobborgo nordoccidentale della capitale che da settimane è al centro di feroci scontri.
«La nostra Irpin è stata liberata dal male di Mosca! Gloria all’Ucraina», ha annunciato il sindaco Olexander Markushin, chiedendo però agli abitanti di non fare ancora ritorno alle loro case perché sono ancora in fase di completamento le operazioni per «ripulire» la città dalle mine e c’è il rischio di bombardamenti delle forze nemiche.
La capitale
Le truppe russe sarebbero state respinte verso Bucha, allontanandole così da Kiev, anche se sugli sviluppi sul terreno il Pentagono resta prudente. Se consolidata, la riconquista rappresenterebbe uno dei successi più significativi delle forze di difesa in questi 33 giorni di conflitto, vista l’importanza strategica come via d’accesso alla capitale. Nel suo ultimo rapporto operativo, lo stato maggiore ucraino ha segnalato che Mosca ha ritirato le sue truppe che circondavano Kiev, dopo aver subito perdite significative.
I funzionari militari hanno anche affermano di ritenere che la Russia stia trasportando missili Iskander a Kalinkavichy, nel sud-est della Bielorussia. S
egnale di debolezza o scelta strategica che sia, la mossa ha «significativamente ridotto» l’intensità dell’avanzata di Mosca, dopo i pesanti attacchi che, secondo il sindaco della capitale Vitalij Klitschko, hanno provocato quasi 300 morti, tra cui «molti bambini», e oltre mille feriti, mentre sono stati distrutti circa 300 edifici.
Province orientali
L’assedio si concentra ancora sulle province orientali già in gran parte controllate dai russi di Donetsk e Lugansk e su Mariupol. Nella città portuale sul mar d’Azov, che resta il primo obiettivo strategico per creare un collegamento tra il Donbass e la Crimea occupati, secondo il sindaco Vadym Boychenko nei 28 giorni d’assedio le vittime sono state quasi cinquemila, tra cui 210 bambini.
La devastazione a Mariupol – Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
La città rischia la catastrofe umanitaria per i 170 mila civili rimasti, senza elettricità e gas e a corto di cibo, con 10 ospedali distrutti o danneggiati, oltre a 57 scuole e asili nido, e migliaia di palazzi. Nonostante questo, anche oggi non c’è stato alcun corridoio umanitario per il «rischio di provocazioni» da parte degli occupanti. Pesanti combattimenti continuano in Donbass dove, secondo la Difesa ucraina, «a differenza di altre zone operative, la Russia non smette di provare a svolgere operazioni offensive». Scontri si segnalano a Marinka e in altre città.
Nelle ultime 24 ore, la regione di Kharkiv è stata bombardata più di 200 volte con artiglieria e mortai, usando lanciarazzi multipli e Tornado con munizioni a grappolo. Sarebbe invece stata abbandonata dai russi la cittadina di Slavutych, abitata in gran parte dai lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl.
Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato che alcuni dei sindaci che erano stati rapiti dalle forze nemiche – almeno 14, secondo i media locali – sono stati uccisi. Bilanci umanitari sempre più drammatici, insieme a quelli economici: secondo le stime della ministra dell’Economia, Yulia Svyrydenko, la guerra è costata finora all’Ucraina oltre 560 miliardi di dollari, di cui 119 miliardi di danni alle infrastrutture.
Avvelenamento
Roman Abramovich – Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
In serata invece è stato confermato dal suo stesso staff il tentativo di avvelenamento ai danni di Roman Abramovich, il magnate russo scelto per portare avanti i negoziati con l’Ucraina.
L’avvelenamento, che secondo il Wall Street Journal avrebbe coinvolto anche due negoziatori ucraini, sarebbe stato patito a inizio marzo. Fra i sintomi riscontrati dopo l’incontro a Kiev c’erano «occhi rossi, desquamazione della pelle sul viso e sulle mani». Da allora, riporta sempre il Wall Street Journal, le loro condizioni di salute sono migliorate e non appaiono in pericolo.
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