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“Piccolo non perder tempo con loro, perché nella testa dei fascisti può entrare solo del piombo! Verrà un tempo nel quale sapremo ascoltarci mutualmente, edificheremo una Società equa e senza distinzioni, dove tutto è di Tutti, basata sul Lavoro e sorretta dalle mani callose dei Proletari, che comparte e programma, che non lascerà nessuno per strada, che non sfrutta le masse per il profitto di qualche inutile avido egoista…”. Così scriveva Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, 46 anni, veneziano di Portogruaro, caduto combattendo con i filo-russi in Donbass. È il primo morto italiano nella guerra voluta da Putin, ma è da sette anni che Edy aveva deciso di combatterla. Anzi, aveva usato parole che richiamano antichi ideali comunisti nelle motivazioni che ha rilanciato attraverso il web dal fronte.
“Quel giorno verrà – aveva scritto il 20 febbraio, tre giorni prima dell’invasione – ma prima dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità umane per rendere questo unico pianeta a disposizione un posto più vivibile; sta a Noi combattere senza tregua il mostro, stanarlo da ogni tombino. Massacrare i civili novorussi non ha mai portato fortuna a chi arrivava da ovest (…) Avanti Popolo, diosbefeot!!!”.
Adesso è rimbalzata in Italia la notizia secondo cui l’uomo è stato dilaniato da una bomba a mano. “Con immenso dolore comunichiamo che Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è caduto da combattente per difendere il popolo libero di Novorossia dal regime fascista di Kiev”. Questo il comunicato del Coordinamento ucraino antifascista, confermato da un amico di Edy. “Mi hanno chiamato dal Donbass. Inizialmente sapevano solo che la vittima era un italiano, poi ci hanno confermato che era Edy. Mi hanno chiesto di contattare la famiglia, per avvisarli di ciò che era accaduto. E così siamo andati a dare la notizia al padre…” spiega Massimo Pin.
Ongaro era fuggito dall’Italia, lasciandosi alle spalle una brutta storia. In un bar aveva preso a calci la cameriera che non aveva voluto servirgli da bere, perché evidentemente era ubriaco. All’arrivo dei carabinieri aveva reagito in modo violento ed era stato arrestato. All’udienza, il giudice aveva concesso i termini a difesa e lo aveva rimesso in libertà. Ne aveva approfittato per scappare, lasciarsi alle spalle la propria terra e andare laggiù, scegliendo di stare con i russi del Donbass. Inizialmente i familiari pensavano che avesse raggiunto la Russia per fare il turista. La sua avventura si è prolungata fino a diventare definitiva e lui per gli indipendentisti è diventato una specie di eroe.
Come è morto? “Dalle prime informazioni ricevute – spiega la nota del Coordinamento – sappiamo che si trovava in trincea con altri soldati, quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo barriera col suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai compagni”. La notizia è stata rilanciata anche dal Collettivo Stella Rossa Nordest: “Era un compagno puro e coraggioso, ma fragile e in Italia aveva commesso degli errori, In Donbass ha trovato riscatto, dedicando la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori”.
A rileggere le sue dichiarazioni viene da pensare che fosse un idealista. Nel 2015 era stato intervistato da un’emittente vicina ai combattenti. “Sono entrato nella brigata Prizrak. – aveva detto – Se ricevo una ricompensa? Sì, una colazione, un pranzo e una cena oltre a un kalashnikov che si chiama Anita, come la moglie di Garibaldi”. Nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, ha dichiarato: “Di rimorsi ne ho solo uno: non aver iniziato prima a lottare veramente”.
Il nome di battaglia “Bozambo” è lo stesso che identificava un partigiano della seconda guerra mondiale. Ha postato le foto dei fratelli Cervi uccisi dai fascisti. A novembre ha pubblicato l’elenco delle nazioni che si sono opposte o astenute alla mozione della Russia all’Onu “per abolire e bandire il Nazifascismo”. Poi ha ricordato l’invasione italiana nei Balcani iniziata il 6 aprile 1941. Infine, ha celebrato i caduti nella Guerra di Spagna. Così “Bozambo” è andato incontro alla morte, in una trincea di Adveevka, nella regione allargata di Donetsk, al confine nord dell’Ucraina.
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