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Dal 2018 Dmitry Rogozin è il direttore generale dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos. Prima di ricoprire questo incarico è stato vice primo ministro per sette anni e ambasciatore della Russia alla Nato per tre. Ha due profili Twitter, uno in inglese che ha smesso di essere attivo nel 2017, e uno in russo dedicato a quelle che definisce “note personali”. Come si può immaginare, su questo profilo il racconto della guerra in Ucraina non è esattamente quello che da 17 giorni stiamo leggendo sui media internazionali. La scritta che campeggia sopra tutti i tweet è Russian Lives Matter e nel feed possiamo trovare meme sulle Big Tech statunitensi paragonate a gerarchi nazisti, animazioni di Tom and Jerry rielaborate e anche una citazione di Francesca Donato, europarlamentare palermitana eletta nelle liste delle Lega ma poi uscita dal gruppo per le sue posizioni contrarie al Green pass. È da questo account che negli ultimi giorni sono arrivate tutte le minacce russe che hanno riguardato la Stazione spaziale internazionale.
L’ultima è arrivata poche ore fa. Dmitry Rogozin ha pubblicato una mappa in cui vengono evidenziate tutte le porzioni della Terra che di solito sono sorvolate dalla Stazione spaziale internazionale. La mappa è accompagnata da un commento: «Roscosmos ha inviato richieste scritte a Nasa, Canadian Space Agency e Esa per rimuovere le sanzioni illegali verso le nostre aziende». Il messaggio è chiaro: senza l’aiuto della Russia la Stazione spaziale internazionale rischia di cadere. L’urto difficilmente riguarderà la Russia, visto che la stazione sorvola solo poche aree che si trovano lungo i confini Sud della nazione. Rogozin ha chiarito poi che uno dei compiti della Russia nel progetto della Stazione spaziale è quello di correggere l’orbita, operazione di routine che avviene diverse volte nel corso dell’anno.
Guidoni: «Sono solo schermaglie verbali»
Jonathan Mc Dowell, esperto di meccanica celeste, ha scritto su Twitter che la caduta della stazione sulla Terra non è un problema urgente. La posizione dell’orbita è stata corretta giusto ieri, attraverso mezzi russi. E quindi per i prossimi mesi non sarà più necessario una nuova correzione. Dallo stesso parere anche Umberto Guidoni, l’astronauta italiano che nel 2001 è stato il primo europeo a salire a bordo della Stazione spaziale internazionale: «Si tratta solo di schermaglie verbali e speriamo non si vada oltre». Quello che è possibile invece è che tutta la missione della Stazione spaziale internazionale si chiuda davvero nel 2025, la data che era stata decisa per mettere la parola fine a questo progetto. Si pensava a un prolungamento ma le tensioni nate in queste settimane potrebbero andare avanti ancora per anni.
Rogozin: «Volate pure con i vostri manici di scopa»
Le parole di Rogozin sono rimbalzate anche durante l’ultima diretta di un lancio di Falcon 9, il razzo costruito dalla Space X di Elon Musk. Nei primi giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, Rogozin aveva annunciato che Roscosmos avrebbe ritirato il suo supporto tecnico alle missioni sulla Stazione spaziale internazionale. Oltre che a correggere l’orbita la Russia si occupa anche delle Soyuz, le capsule spesso utilizzate per trasportare gli astronauti a bordo della Stazione. Secondo Guidoni è proprio qui il problema, visto che per fine marzo è previsto il ritorno a terra di tre astronauti proprio con una Soyuz: due sono russi, uno statunitense. Rogozin aveva commentato la decisione dicendo: «Americani, volate pure con i vostri manici di scopa». Parole riprese il 9 marzo con il lancio di Falcon 9, quando il direttore delle operazioni ha detto ai microfoni: «È tempo di far volare questi manici di scopa».
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