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A Mariupol si combatte e si muore per strada. E i bombardamenti non si fermano, ormai 4 palazzi su 5 sono danneggiati. Chi può fugge, anche a piedi, perché il carburante è finito. L’esercito di Putin ha raggiunto il centro della città. «Garantiremo l’incolumità a chi depone le armi, forniremo corridoi umanitari per il loro trasferimento nelle aree controllate da Kiev» ha fatto sapere il Ministero della Difesa di Putin, un modo per dire: arrendetevi senza combattere. Il governo ucraino ha respinto l’offerta. Anche le truppe cecene, ritenute spietate e feroci, mandate da Kadyrov, il leader della repubblica fedele a Mosca, stanno aggredendo Mariupol, c’è un video che li mostra mentre urlano Allah Akbar dopo la conquista dell’acciaieria (ma alla folla a Mosca Putin cita la Bibbia). Ma ora gli ucraini stanno provando a reagire: stanno provando a riprendere Kherson, partendo da Mykolaiv. In una base area russa sono stati danneggiati molti mezzi militari, in rete ci sono i video di elicotteri in fiamme a Chornobaivka, vicino a Kherson città finita sotto il controllo di Mosca, ma dove si registrano proteste continue della popolazione contro l’esercito occupante. E anche attorno a Kiev i russi sono stati respinti in alcune aree periferiche. Su Twitter uno dei consiglieri di Zelesnky, Mykhailo Podolyak, parla di «controffensiva in diverse zone».
AGGRESSIONE
Mercoledì sera i russi avevano colpito e abbattuto anche il Drama Theatre, si temeva per la vita delle 1.300 persone che erano rifugiate all’interno. Ieri pomeriggio il presidente ucraino Zelensky ha detto che si stava continuando a scavare, molti erano nel seminterrato. Inizialmente in 130 erano stati dati per salvi, poi però, ieri sera, il consiglio municipale ha diffuso un messaggio rassicurante: «Non ci sono morti. Risulta invece esserci una persona gravemente ferita». Ma Mariupol è una città devastata, è il luogo d’Europa in cui è concentrata maggiore sofferenza in queste ore. La popolazione non riesce a fuggire, è lasciata senza viveri, senza riscaldamento, senza corrente elettrica. Spiega il ministero della Difesa di Mosca: è in atto «un’operazione congiunta dell’esercito russo con le milizie filorusse dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, nel Donbass». Ammette Oleksiy Arestovych, consigliere presidenziale ucraino: «Al momento è impossibile liberare la città di Mariupol. Le unità più vicine delle forze armate ucraine sono impegnati in pesanti combattimenti a nord di Volnovakha. Sono attaccate da forze superiori del nemico e in questo momento non possono occuparsi della liberazione di Mariupol».
Ricordiamolo: fino a neppure un mese fa Mariupol era una normale cittadina portuale di quasi 450mila abitanti, vicina al confine russo, affacciata sul Mar d’Azov, con un bel centro storico in cui la gente andava a passeggio, faceva shopping, andava al teatro cittadino che per le festività era adornato dalle luci e abbellito da un luccicante albero di Natale, sui prati la neve e le famiglie sorridenti. Tutto finito. Oggi Mariupol è soprattutto macerie e paura, fame e sofferenza. I russi, una settimana fa, hanno bombardato l’ospedale pediatrico con dentro donne incinta (una è morta). Fuggire è quasi impossibile. Dice alla Bbc il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko: «I combattimenti hanno raggiunto il cuore della città. Le battaglie tra carri armati e mitragliatrici continuano. Tutti si nascondono nei bunker. Non c’è più un centro città. Non c’è un piccolo pezzo di terra in città che non abbia segni di guerra». Il braccio destro di Zelinsky, Oleksiy Arestovych, è convinto che «la guerra finirà in 2-3 settimane» perché i russi stanno terminando le forze a disposizione.
«La fase attiva è quasi terminata vicino a Kiev, Kharkiv, Sumy e Chernihiv. Anche se dovessero aggiungere alcune riserve da qualche parte, provare ad andare all’offensiva, finirà con la loro sconfitta. La fine è qui, hanno perso strategicamente, perdono e rapidamente. Penso che a metà aprile, alla fine di aprile, i residenti di Kiev che se ne sono andati potranno tornare a casa». Putin ieri ha rilanciato: «Siamo uniti, raggiungeremo tutti i nostri obiettivi». E allora bisogna tornare a Mikolaiv, a Sud, dove i russi hanno bombardato una caserma ucraina: 45 morti. Dicono da Mikolaiv: «Erano tutti ragazzini, soldati di leva, gli invasori si sono voluti vendicare per le perdite subite». Ma proprio a Mikolaiv negli ultimi giorni è successo qualcosa di inatteso: le forze ucraine non si sono limitate a difendersi, ma hanno contrattaccato, provando a raggiungere Kherson, per riconquistarla. Se ci riusciranno, sarà un risultato inedito.
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