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Incursori a bordo di quad che hanno agito nella notte decimando gli avversari grazie a droni rudimentali. Così, secondo una ricostruzione fornita dal Guardian, è stata attaccata la colonna lunga 60 chilometri di tank russi appostata settimane fa alle porte di Kiev, quando l’entrata in centro dei militari di Vladimir Putin sembrava ormai scontata. Secondo il quotidiano britannico, a far finire le milizie di Mosca sotto il fuoco degli apparecchi ucraini è stato un commando di 30 elementi delle forze speciali e operatori di droni che si sono appostati dopo il calare del sole tra gli alberi e le case che costeggiavano la lunga strada sulla quale si trovavano i carri armati del Cremlino.
Un’operazione di successo, visto che molti di essi sono stati distrutti nel corso dell’offensiva, e che evidenzia il più grande limite mostrato dai piani di Mosca sull’invasione: l’impossibilità per le forze armate di muoversi liberamente sul territorio ucraino durante la stagione del disgelo, costretti a sfruttare esclusivamente le arterie asfaltate del Paese. Un aspetto, questo, che ha limitato l’imprevedibilità dell’invasione ed esposto i soldati a un rischio maggiore di imboscate.
Gli operatori di droni provenivano da un’unità di ricognizione aerea, Aerorozvidka , nata otto anni fa e formata da un mix di specialisti informatici e appassionati costruttori di droni che da volontari progettavano le proprie macchine. Solo ultimamente, però, ha scoperto di essere fondamentale per la resistenza ucraina. Mentre dal blocco Nato-Ue continuavano ad arrivare armi e rifornimenti destinati all’esercito di Kiev, l’Aerorozvidka ha usato il crowdfunding e una rete di contatti personali per finanziarsi e portare avanti la causa, procurandosi tutta la componentistica necessaria, dai modem avanzati alle termocamere, sfidando anche i controlli sulle importazioni che ne vietano l’invio in Ucraina. Si tratta di un’unità nata dall’idea di giovani laureati ucraini che avevano preso parte alla rivolta di Maidan nel 2014 e si sono offerti volontari per utilizzare le loro capacità tecniche nella resistenza contro la prima invasione russa in Crimea e nella regione del Donbass.
A capo dell’unità c’è il tenente colonnello Yaroslav Honchar ed è lui a raccontare come la piccola squadra si sia avvicinata al mega convoglio russo armata di visori notturni, fucili da cecchino, mine detonate a distanza, droni con termocamere e altri in grado di sganciare piccole bombe da 1,5 chili. “Questa piccola unità ha distrutto due o tre veicoli alla testa del convoglio che, così, è rimasto bloccato. Nelle successive due notti hanno poi distrutto molti mezzi”. I russi hanno così deciso di dividere la colonna in unità più piccole per cercare di fare progressi verso la capitale, ma la stessa squadra d’assalto è stata in grado di organizzare un attacco al loro deposito di rifornimenti paralizzando la capacità dei russi di avanzare. “Il primo gruppo di forze russe è rimasto bloccato senza riscaldamento, senza petrolio, senza bombe e senza gas. E tutto è successo grazie al lavoro di 30 persone”, ha aggiunto Honchar.
Secondo quanto riferito, l’unità Aerorozvidka ha contribuito anche a bloccare un attacco aereo russo all’aeroporto di Hostomel, a nord-ovest di Kiev, nel primo giorno di guerra, utilizzando sempre i droni per localizzare, prendere di mira e bombardare circa 200 paracadutisti russi nascosti a un’estremità del aeroporto. “Questa operazione ha impedito alle forze di Mosca di utilizzare questo aeroporto per portare avanti nuovi attacchi”, ha spiegato il tenente Taras, uno degli aiutanti di Honchar.
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