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Sul contenuto del nuovo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia “c’è una discussione in corso. La Commissione dice sempre che per noi nessuna misura è esclusa e ora è più vero che mai. Certamente quello che abbiamo visto tutti merita una reazione ulteriore“. Così il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni risponde, a margine dell’Eurogruppo a Lussemburgo, a chi chiede se il massacro di civili avvenuto a Bucha possa convincere l’Ue a colpire anche il petrolio e il gas russi. Quello che è successo a Bucha richiede “misure molto chiare”, ha rilanciato il presidente francese Emmanuel Macron su France Inter. “Quindi ci coordineremo con i nostri partner europei, in particolare con la Germania“, ha aggiunto, riferendosi a singole sanzioni e misure su “carbone e petrolio”. Berlino però frena: “Al momento non è possibile tagliare le forniture di gas”, ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, arrivando all’Eurogruppo. I tedeschi sono il Paese Ue che più dipende dai fossili di Mosca, ma non sono i soli. Anche Roma, infatti, per ora resta in una posizione attendista: “L’Italia – ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – non porrà veti su sanzioni al gas russo”.
I fatti di Bucha hanno riacceso il dibattito sulla necessità europea di sganciarsi del tutto dalle importazioni di gas russo, ma ad oggi le posizioni non sono cambiate: l’embargo a gas, petrolio e carbone non è nel nuovo pacchetto di sanzioni messo a punto nei giorni scorsi, finora non è stato trovato un accordo nemmeno su un tetto massimo al prezzo degli acquisti. In pratica, solo le tre repubbliche baltiche (Lettonia, Lituania ed Estonia) sono passate dalle parole ai fatti, fermando il flusso da Mosca. Vilnius ha annunciato che tutto il gas necessario al fabbisogno domestico sarà importato in forma liquida dal terminal portuale di Klaipeda, inaugurato nel 2014: la Lituania importava appena 1,1 miliardi di metri cubi all’anno.
La Germania si trova in una condizione completamente diversa ed è il maggiore importatore dell’Ue: circa la metà del suo gas arriva da Mosca. Anche l’Italia importa oltre il 40 per cento del gas dalla Russia. La Francia, invece, si ferma al 25%. Percentuali che spiegano in parte le diverse posizioni a Bruxelles. “Dobbiamo fare più pressione su Putin, isolare la Russia e tagliare tutti i rapporti economici” ma per arrivare a un embargo “abbiamo bisogno di tempo, al momento dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas”, ha spiegato Lindner. La posizione tedesca non è isolata: “L’Austria non è a favore di nuove sanzioni” contro Mosca “legate al gas. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste”, ha detto il ministro delle Finanze di Vienna, Magnus Brunner. Tuttavia la Germania è in questo momento decisiva: “È il principale ostacolo alle nuove sanzioni”, ha affermato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.
L’Italia resta defilata: “Non si tirerà indietro, neanche sulla sanzione al gas russo, in particolare dopo le atrocità di Bucha”, ha detto Di Maio rispondendo all’Ansa. Parlando alla stampa a Zagabria, dove ha partecipato alla Trilaterale dell’Alto Adriatico, il ministro però ha chiarito che “l’Italia chiede all’Ue di stabilire un tetto massimo per il prezzo del gas”. “Chiediamo all’Ue di accelerare le procedure e iniziative che servono per tutelare famiglie e imprese. Il price cap, il tetto massimo al prezzo del gas, a maggior ragione se si blocca l’import del gas dalla Russia, è importante che venga stabilito il prima possibile“, ha detto Di Maio. Il governo spagnolo e quello portoghese hanno proposto alla Commissione Ue di fissare a 30 euro al megawattora il prezzo massimo del gas per le centrali termiche.
In Italia ieri è intervenuto il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che in un tweet ha scritto: “Quante Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas russi? Il tempo è finito”. Ma, a parte Leu e +Europa, che hanno fatto sentire la propria voce per chiedere ulteriori sanzioni, anche su gas e petrolio, nel dibattito politico interno il tema delle sanzioni è praticamente inesistente. Dall’opposizione, in particolare da Fratelli d’Italia, arriva per ora la richiesta di uno stanziamento di somme a fondo perduto da parte dell’Unione europea per risanare o ripagare le nazioni maggiormente colpite dalle sanzioni.
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