Ven. Nov 15th, 2024

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“Perché farci la guerra per conflitti che dovremmo risolvere parlandoci da uomini? Perché non unire piuttosto le nostre forze e le nostre risorse per combattere insieme le vere battaglie di civiltà: la lotta contro la fame e contro la sete; la lotta contro le malattie e le epidemie; la lotta contro la povertà e le schiavitù di oggi. Perché? Certe scelte non sono neutrali: destinare gran parte della spesa alle armi vuol dire toglierla ad altro, che significa continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario. E questo è uno scandalo: le spese per le armi. Quanto si spende per le armi, terribile”. Lo ha affermato Papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano i membri dell’organizzazione di volontariato “Ho avuto sete”.

Parole che arrivano nel momento in cui, dopo l’approvazione a larga maggioranza della Camera, il Senato è chiamato a votare un ordine del giorno al decreto Ucraina che impegna l’esecutivo a incrementare le spese militari fino al 2% del Pil (oggi siamo all’1,4%) con un aumento di oltre 10 miliardi l’anno. Si passerà, secondo i dati dell’Osservatorio Milex, da una spesa di 26 miliardi (68 milioni al giorno) a 38 miliardi annui (104 milioni al giorno). L’aumento delle spese militari dovrebbe iniziare già dal 2023 gradualmente fino ad arrivare a quota 38 miliardi nel 2027-2028. Mario Draghi lo aveva anticipato nella sua informativa al Senato spiegando che “la minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora”. Il tutto nel silenzio della componente cattolica del Parlamento che, invece, si era fatta sentire nella discussione per il ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia.

“Non so – ha spiegato Bergoglio – quale percentuale del Pil, non lo so, non mi viene la cifra esatta, ma un’alta percentuale. E si spende nelle armi per fare le guerre, non solo questa, che è gravissima, che stiamo vivendo adesso, e noi la sentiamo di più perché è più vicina, ma in Africa, in Medio Oriente, in Asia, le guerre, continue. Questo è grave”. Francesco ha aggiunto che “bisogna creare la coscienza che continuare a spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità. A che serve impegnarci tutti insieme, solennemente, a livello internazionale, nelle campagne contro la povertà, contro la fame, contro il degrado del pianeta, se poi ricadiamo nel vecchio vizio della guerra, nella vecchia strategia della potenza degli armamenti, che riporta tutto e tutti all’indietro? Sempre una guerra ti riporta all’indietro, sempre. Camminiamo indietro. Si dovrà ricominciare un’altra volta”.

Parole, quelle del Papa, in totale sintonia con l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, che ha chiesto “il non coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto né con armi e né con preparazione di uomini”. Per il presule “l’Italia non poteva mandare le armi all’Ucraina, perché l’articolo 11 della Costituzione è fin troppo chiaro. Lo è anche la legge 185/90, di cui don Tonino Bello fu uno dei suoi promotori, anche se il Consiglio dei ministri ha voluto sfruttare la possibilità che la legge prevede di una deroga, con l’assenso delle Camere, per mandare armi a un Paese in guerra. Come uomo, come credente e come vescovo, non mi stancherò di dire questa è la strada sbagliata”. Anche il cardinale Gualtiero Bassetti è tornato sul conflitto ucraino: “La grave crisi internazionale che stiamo vivendo per via del conflitto in Ucraina evoca per l’Europa il fantasma di un passato che si riteneva ormai definitivamente archiviato. Invece le bombe, la distruzione, le morti ucraine e russe, la devastazione di queste ultime settimane ci hanno messo di fronte a un pericolo, a una minaccia, sempre in agguato”. “L’auspicio è che la mobilitazione della comunità politica internazionale possa trovare una soluzione al conflitto – conclude -, intensificando gli sforzi diplomatici per arrivare alla cessazione delle ostilità e dell’indiscriminata violenza, che rappresentano sempre un passo indietro nel cammino dell’umanità”.

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