Ven. Nov 22nd, 2024

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Davide Fontana, il carnefice reo confesso dell’omicidio di Carol Maltesi, è in isolamento nel carcere di Brescia, sorvegliato a vista. Il bancario, fotografo e attore hard ha risposto per mezz’ora alle domande del gip Angela Corvi, che ne ha convalidato l’arresto e ha trasmesso gli atti a Busto Arsizio per competenza: emergono altri dettagli sui mesi trascorsi tra l’omicidio a Rescaldina, avvenuto a gennaio, e il ritrovamento del cadavere della 26enne a pezzi, in vari sacchi, in un dirupo in montagna a Borno.

Omicidio Carol Maltesi: 70 giorni di depistaggio di Davide Fontana

L’uomo per mesi ha usato il cellulare di Carol per rispondere ai messaggi dei genitori della giovane: diceva che andava tutto bene, che non poteva rispondere a voce ma solo scrivere perché era a Dubai, e altre bugie. La madre di Carol Maltesi, malata di sla, è “una donna distrutta – dice a Repubblica ’avvocato Manuela Scalia, che difende la famiglia della ragazza uccisa e fatta a pezzi a Rescaldina – anche perché non sapeva dell’attività di lei, ed è molto cattolica. Carol con la mamma era meravigliosa, l’assisteva, la portava a prendere il gelato, non si è mai vergognata della sua malattia”.

Il padre di Carol Maltesi gestisce un locale ad Amsterdam e sta per rientrare in Italia. Non la sentiva a voce da Natale. “È un uomo trafitto al cuore – continua l’avvocato –  Carol era la sua principessa, era attaccatissima al padre. Ma una cosa ci tengono a far sapere: la cercavano tutti i giorni, solo che da quel telefono arrivavano risposte rassicuranti: “Sono a Dubai, con le leggi di qui non posso parlare al cellulare ma state tranquilli. Non vi preoccupate. Sono felice, vengo a breve col bambino”. Avevano un rapporto splendido col nipote. E anche con gli altri nonni”. Ha scoperto nel modo più atroce che a rispondere ai messaggi era il killer. Spacciandosi per lei, Fontana rispondeva a tutti: alla madre della ragazza che vive nel Varesotto, al padre in Olanda, all’ex compagno, il papà del suo bambino di sei anni. Assicurava che stava bene, che era in viaggio all’estero, che era in vacanza. Tutto falso. Davide Fontana l’aveva uccisa da giorni, poi da settimane, poi da mesi.

E’ durata settanta giorni la messinscena di Fontana

E’ durata settanta giorni la messinscena di Fontana: tanti ne sono passati dalla probabile data del massacro alla confessione. Ha tentato modi diversi per disfarsi dei resti (prima conservati in un freezer, ha cercato di bruciarli, ha rimosso pezzi dei suoi tatuaggi e del suo volto per renderla irriconoscibil, poi li ha lanciati in una scarpata), ha gettato le chiavi dell’appartamento di Maltesi (con cui in passato aveva avuto una relazione sentimentale e con cui era rimasto in buoni rapporti), ha pagato tramite bonifico online l’affitto dell’appartamento della donna a Rescaldina per non far preoccupare i proprietari. La messinscena è durata fino all’ultimo. A inizio settimana si era presentato dalle forze dell’ordine per denunciare la scomparsa di Carol: sentiva probabilmente che il cerchio si stava stringendo. Poi è crollato nel giro di pochi minuti, troppe le incongruenze.

Non ci sono per ora conferme al presunto video con cui Fontana avrebbe ripreso il gioco erotico concordato (è la sua versione), alla fine del quale avrebbe ucciso la 26enne a martellate in testa e poi con una coltellata alla gola. Non è stato trovato, ma sul suo smartphone verranno eseguite ulteriori analisi approfondite nei prossimi giorni da specialisti informatici.

I dubbi sul movente

Il movente è un rebus, ma ci sarebbero alcuni testimoni che hanno raccontato ai carabinieri della compagnia di Breno di una gelosia sempre più evidente di Davide Fontana nei confronti dell’ex, dei suoi partner, del suo lavoro di successo nel mondo del cinema a luci rosse. Sotto shock da due giorni l’ex moglie: non sospettava né sapeva nulla. In questi mesi, durante i quali sentiva regolarmente l’uomo, non ha mai notato alcunché di strano, così come i vicini di casa. Un tranquillo bancario con la zainetto sempre in spalla, così lo descrivono.

Il reo confesso resta in carcere. A motivare la custodia del 43ennedietro le sbarre c’è anche il rischio di reiterare un reato tanto feroce. La pericolosità sociale di Davide Fontana secondo il gip non permette di escludere neppure il pericolo di fuga dell’indagato. Intanto le indagini proseguono.

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