Sab. Nov 23rd, 2024

[ad_1]

C’è anche la famiglia di Luigi Dagostino nell’affare per l’apertura del nuovo stabilimento Twiga a Savelletri, località turistica a pochi chilometri da Fasano, in provincia di Brindisi. L’avvio dei lavori per aprire i battenti entro la prossima estate è ormai imminente: una gara contro il tempo per la società Vittoria srl Investments & Consulting che, come raccontato nei giorni scorsi da Repubblica, ha chiesto e ottenuto l’utilizzo del brand di Flavio Briatore e annovera tra i suoi componenti oltre ad “alcuni imprenditori lombardi”, anche l’ex consigliere regionale pugliese Tato Greco. Ma quello di Greco non è l’unico nome noto alle cronache: come ilfattoquotidiano.it è in grado di svelare, infatti, nella società compare anche il nome di Maria Emanuella Piccolo che detiene una quota del 35% del capitale. Chi è? È l’ex moglie di Luigi Dagostino, immobiliarista pugliese condannato nel processo contro la malagiustizia del Sistema Trani ed ex socio di Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Entrambi sono stati condannati al termine del processo di primo grado a Firenze per fatture false: due quelle finite nel mirino dei finanzieri, risalenti al 2015, una per un importo di 20mila euro e l’altra di 140mila euro: erano gli anni in cui – come raccontato da Il Fatto Quotidiano – i due giravano l’Italia per convincere le amministrazioni locali a costruire sul loro territorio gli outlet “The Mall” del gruppo Kering.

In quegli anni Renzi senior e Dagostino erano soci nella società “Party” (40% di Renzi, 60% di Dagostino), poi chiusa nel 2016 per “campagna di stampa avversa”. Al termine del processo di primo grado, Renzi senior e sua moglie, Laura Bovoli, hanno riportato una condanna a 1 anno e 9 mesi mentre a Dagostino è stata inflitta una pena di 2 anni. Ma non è l’unica. L’imprenditore pugliese è stato coinvolto nella inchiesta sulla “giustizia truccata” nel tribunale di Trani che a luglio 2020 condannò a 10 anni l’ex pubblico ministero Michele Savasta, a 4 anni l’altro pm Luigi Scimè, a 4 anni e 4 mesi l’avvocato Ruggiero Sfrecola e a 2 anni e 8 mesi l’avvocato Giacomo Ragno. In quella inchiesta, per l’accusa Dagostino, attraverso il suo legale Sfrecola, avrebbe versato tangenti ai magistrati affinché in un’indagine su aziende riconducibili a lui non spuntasse mai il suo nome: i giudici di Lecce, dopo il processo con rito abbreviato, hanno inflitto a Dagostino una pena in primo grado ad altri 4 anni di carcere. Nel corso delle indagini fu proprio Dagostino a svelare che l’ex pm Antonio Savasta chiese e ottenne un incontro con l’allora ministro Luca Lotti, fedelissimo renziano: sarebbe stato Tiziano Renzi, secondo quanto dichiarato dall’imprenditore pugliese, a fare da tramite per organizzare quell’incontro.

L’affare Twiga, a Fasano, secondo Repubblica costerà circa un milione di euro: la società “Vittoria srl Investments & Consulting”, infatti, ha speso per la sola concessione demaniale circa 400mila euro: il permesso, che ha validità fino a dicembre 2023, è stato ceduto da una famiglia di professionisti di Fasano. A questa somma si aggiungerebbero altri 600mila euro necessari per i lavori di realizzazione del Twiga pugliese. L’opera, una volta terminata, stando a quanto scritto da Repubblica porteràre all’assunzione di circa 40 persone. Intanto, stando a quanto emerge dai cartelli esposti nel sito individuato per la nascita del lido a 5 stelle, nell’affare è coinvolta come Project Manager la società “Managemente Re Srl” che ha come amministratrice unica Angela Luana Dagostino. Chi è? La figlia dell’immobiliarista pugliese. A distanza di cinque dal primo tentativo salentino, l’operazione “Twiga” torna a calcare il litorale pugliese. L’idea originale, poi sfumata, prevedeva infatti nel 2016 l’apertura del lido a Otranto; in quell’occasione furono gli ambientalisti e la magistratura a bloccare l’operazione: una indagine e un processo per presunti abusi edilizi, come ha ricordato Repubblica, travolsero la società salentina allora in affari con Briatore, che decise di fare un passo indietro. Oggi, invece, è cambiato il luogo e anche i soci. Chissà se mancheranno le polemiche.

[ad_2]

Source link