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Martedì il Senato degli Stati Uniti ha approvato una proposta di legge che prevede di rendere l’ora legale permanente a partire dal novembre 2023. L’ora legale è quella “estiva”, cioè adottata dai paesi tra marzo e ottobre, il periodo dell’anno in cui ci sono più ore di luce (si spostano gli orologi un’ora in avanti): permette di sfruttare quindi di più la luce solare e di conseguenza risparmiare sui consumi di energia elettrica. Negli Stati Uniti è scattata domenica 13 marzo, mentre in Italia scatterà il 27 marzo.
Il senatore Repubblicano Marco Rubio, tra i firmatari della legge, ha commentato l’approvazione del Senato dicendo che «so che questa non è la questione più importante che deve affrontare l’America ora, ma è una di quelle questioni in cui c’è un vasto consenso». La legge per entrare in vigore dovrà essere approvata anche dalla Camera e in seguito firmata dal presidente Joe Biden, che finora non ha espresso un’opinione al riguardo.
Della possibilità di utilizzare solo un orario nel corso dell’anno e non cambiare ogni sei mesi si discute da tempo. Sia l’ora legale che quella solare, ovvero quella invernale, sono convenzioni che nel corso degli anni sono state adottate per venire incontro ai bisogni dei vari paesi.
Per ragioni geografiche ci sono paesi dove l’ora legale è più conveniente, come gli stati del Sud Europa, che si trovano a circa metà strada fra Polo Nord ed Equatore. Qui la durata delle giornate non varia moltissimo fra estate e inverno e lo spostamento in avanti di un’ora, quindi, rende sì le giornate più lunghe, ma non in modo tale da avere luce a tarda sera. Nei paesi del Nord Europa, invece, le giornate estive sono di per sé molto dilatate, visto che si trovano più vicini al Polo Nord: l’ora legale accentua un fenomeno già presente (e porta risparmi energetici molto ridotti).
– Leggi anche: Il dibattito sull’ora legale al Parlamento Europeo
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