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Secondo il ministro, quindi, “non è accettabile” l’escalation del prezzo del gas che è attribuibile “alla quotazione di un mercato di questi hub che lavorano su scambio di contratti future che sta mettendo in ginocchio tutti i Paesi europei”. Questi pressi, chiarisce, “mettono in difficoltà centrali elettriche e raffinerie che faticano a produrre a prezzi normali”.
In questo scenario, per contenere i prezzi, “sarebbe una grande notizia un price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso e il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design”.
Sono poi allo studio possibili misure strutturali per eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia, soluzioni che vanno da una “nuova capacità di rigassificazione su unità galleggianti, cioè navi, ancorate in prossimità di porti, realizzabile in 12-18 mesi dall’ottenimento delle autorizzazioni per circa 16-24 miliardi di metri cubi, a una nuova capacità di rigassificazione onshore, per due terminali per complessivi con circa 20 miliardi di metri cubi all’anno di capacità”. Si tratta però di “soluzioni non cumulabili, stiamo valutando in termini di costi ed efficacia”.
Cingolani ha anche citato il “raddoppio della capacità del Tap, incrementando le importazioni per circa 10 miliardi di metri cubi all’anno. Per far questo, sono necessari circa 45 mesi per incremento dei primi 2 miliardi di metri cubi tramite interventi in Albania e circa 65 mesi per l’incremento di ulteriori 8 miliardi metri cubi con ulteriori interventi in Albania e Grecia e alcuni interventi sulla rete italiana”. Naturalmente, il “prerequisito è un accordo di fornitura di gas di lungo periodo con il governo azero”.
Nel breve periodo, invece, gli scenari di possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia pongono problemi diversi e diversi possibili rimedi in funzione della durata. Di breve termine, fino a fine dell’inverno, per far fronte ai consumi nazionali dato l’attuale basso livello di stoccaggi e le limitate possibilità di import da altre rotte; di medio termine (fino al 30 ottobre) per assicurare il riempimento degli stoccaggi in preparazione del prossimo inverno; di lungo termine, per far fronte a partire dal prossimo inverno all’eventuale assenza di forniture dalla Russia. Secondo il ministro, “i problemi sono più nel medio termine, perché sarà necessario riempire gli stoccaggi al 90% per il prossimo inverno con 12 miliardi di metri cubi di gas”.
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