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Juve-Inter è sempre Juve-Inter. Il paradosso di questa partita è che doveva rappresentare (e infatti ha rappresentato) uno snodo cruciale del campionato, ma ancora una volta si parla sempre e solo di episodi arbitrali. Come all’andata. Come l’anno scorso. Come dalla notte dei tempi. La differenza è che stavolta il Var si è praticamente sostituito a un direttore di gara inadeguato, limitando i danni di una partita arbitrata malissimo. L’episodio di cui più si è discusso è quello che in fin dei conti ha deciso il match. Il penalty assegnato all’on field review per un pestone di Morata su Dumfries, segnato (al secondo tentativo, dopo un primo errore) da Calhanoglu. Nella dinamica del gioco del calcio, questi rigori non dovrebbero esistere: visto che però ormai si danno (pensiamo all’andata a San Siro, quando la partita fu decisa da un tocco ancora più irrilevante, proprio di Dumfries ma a parti inverse), il fischio è sacrosanto. Diciamo che sono un po’ il danno collaterale del Var: nel momento in cui si va rivedere l’azione, è impossibile negare l’evidenza del tocco. Forse dobbiamo solo rassegnarci al fatto che questi “rigorini” facciano ormai parte del gioco, pensando che l’alternativa (la terribile discrezionalità degli arbitri italiani) è molto peggio.
Quanto alla ripetizione del rigore, anche qui ci troviamo di fronte ad un pessimo fischio del direttore di gara e a un intervento chiarificatore del Var. Dopo aver annullato frettolosamente il gol per un fallo di confusione, Irrati si è ritrovato nella scomoda posizione di chi sa che qualsiasi scelta avrebbe scatenato un inferno: riconvalidare la rete facendo esplodere lo stadio, oppure confermare l’annullamento sbagliando. Il Var gli ha trovato una scappatoia per uscirne con dignità: ribattere il rigore, per l’ingresso in anticipo di De Ligt che ha conteso la palla e partecipato all’azione. Scelta salomonica, a tratti surreale, però tecnicamente ineccepibile. E il Var Mazzoleni è salito in cattedra ancora una volta nel secondo tempo, quando la Juventus ha reclamato per un contatto veniale tra Bastoni e Zakaria che l’improvvido Irrati aveva fischiato, convinto probabilmente che fosse un innocuo fallo fuori area: i replay, invece, hanno mostrato il contatto sulla linea, dunque, a termini di regolamento, rigore. Tecnicamente è un errore, ma forse lo sarebbe stato ancora di più fischiare un rigore per un fallo del genere: il Var si è praticamente sostituito al direttore di gara, applicando il buon senso e salvandolo dall’ennesimo obbrobrio. Certo, i tifosi bianconeri recriminano per la disparità di trattamento con l’episodio su Dumfries, ma il confronto regge fino a un certo punto. Risultato: la gestione di Irrati è stata imbarazzante, ha perso il controllo della partita praticamente al primo minuto e non l’ha ritrovato fino alla fine. Però almeno il Var ha provato a metterci una pezza, incidendo al minimo sul punteggio finale.
Oltre tutte le polemiche arbitrali, c’è stata anche una partita, tanto brutta quanto intensa, che restituisce al campionato tre certezze. L’Inter è tornata a vincere uno scontro diretto e quindi si mantiene agganciata alla corsa scudetto. Lo ha fatto con la peggior partita non degli ultimi mesi, ma probabilmente degli ultimi due anni, senza né capo né coda, presa a pallate per 90 minuti dagli avversari, resistendo solo grazie a un po’ di cuore e tanta fortuna. Insomma, è una vittoria che dice tanto per la classifica ma pochissimo per i nerazzurri, più in crisi che mai: possono solo sperare che il successo di Torino abbia fatto scattare qualcosa dentro al gruppo, un po’ come (ma in negativo) con la sconfitta nel derby. Chi a questo punto non potrà vincere lo scudetto, invece, è la Juventus: per una questione matematica, la formazione di Allegri avrebbe dovuto fare filotto fino alla fine; la striscia si è interrotta nella miglior prestazione stagionale, ma prima o poi la ruota doveva girare, i bianconeri avevano avuto troppa fortuna in precedenza. Ci riproveranno l’anno prossimo, da favoriti. L’ultima certezza è che, nonostante tutto, il Var resta lo strumento migliore che abbiamo per dirigere bene una gara. Poi, se in campo ci fossero anche degli arbitri capaci, ancora meglio.
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