Mer. Ott 23rd, 2024

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La guerra avrà un impatto forte su Eurolandia. L’«invasione russa» – così la chiama senza cautele diplomatiche la presidente della Bce Christine Lagarde, spilla al petto con i colori dell’Ucraina – peserà nei prossimi mesi attraverso prezzi più alti di energia e materie prime, interruzioni nelle forniture, riduzione della fiducia. La ripresa di fondo, però resta solida.

Meno acquisti nei prossimi mesi

A sorpresa, e dopo un consiglio molto diviso sul da farsi, la Bce ha deciso quindi di ridurre gli acquisti di titoli – a fronte di un’inflazione più resistente del previsto e in un’ottica di «normalizzazione» – e non avvicina proporzionalmente la stretta sui tassi. Il consiglio direttivo della banca centrale ha deciso di accelerare il tapering, riducendo gli acquisti di titoli dai 40 miliardi di aprile ai 30 di maggio fino ai 20 miliardi di giugno.

Azzeramento possibile dal terzo trimestre

In seguito, si procederà in base ai dati macroeconomici in arrivo. Se le prospettive di inflazione, in particolare, non dovessero indebolirsi, il programma App potrebbe terminare nel terzo trimestre. Anche se, ha aggiunto Lagarde, i dati non vanno per ora in questa direzione. A febbraio la Bce aveva deciso una riduzione degli acquisti più lenta: 40 miliardi nel secondo trimestre, 30 miliardi nel terzo, fino ad arrivare al livello dei 20 miliardi da ottobre in poi. Gli acquisti di titoli pandemici, il programma Pepp, sarà completato, come già previsto, a fine mese.

Rialzo «graduale»

Cambiano però le indicazioni sul timing per il rialzo. Se il mese scorso indicava che la fine degli acquisti di titoli sarebbe intervenuta poco prima del primo aumento del costo ufficiale del credito, a marzo ha invece precisato che la stretta inizierà «qualche tempo» dopo la fine del programma App, e «sarà graduale». «Qualche tempo», ha spiegato Lagarde, «può significare una settimana o qualche mese», in dipendenza dai dati.

Inflazione prevista sotto il 2% entro il 2024

Non cambiano i criteri per la fine dell’accomodamento monetario: occorre che le proiezioni di inflazione raggiungano il due per cento ben prima della fine dell’orizzonte temporale e ci restino, e che l’inflazione sottostante, in sostanza la core inflation, sia coerente con la stabilizzazione dei prezzi. Non ci siamo ancora. Le proiezioni, a fronte di una crescita che passerà dal 3,7% quest’anno al 2,8% del 2023 e all’1,6% nel 2024, indicano un’inflazione che scende dal 5,1% (medio annuo) nel 2022, al 2,1% l’anno prossimo e all’1,9% nel 2024. L’inflazione core – senza energia e alimentari – passerà dal 2,6% quest’anno all’1,8% del 2023 e all’1,9% nel 2024.

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