Ven. Nov 22nd, 2024

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Non c’è alcuna svolta nelle trattative: la dichiarazione arriva nella mattinata di ieri. È il portavoce di Vladimir Putin a cancellare le speranze: «Nessuna novità promettente nei colloqui tra le due parti. C’è ancora molto lavoro da fare», liquida la questione Dmitrij Peskov. A sentire Vladimir Medinskij, capo negoziatore inviato dal Cremlino per seguire la mediazione, il contrasto principale resta il mancato riconoscimento da parte di Kiev sul fatto che Donbass e Crimea appartengano a Mosca. «La nostra posizione al riguardo rimane invariata», dice l’alto funzionario, aggiungendo però che «per la prima volta l’Ucraina ha messo per iscritto la sua disponibilità a soddisfare una serie di condizioni importanti per costruire relazioni normali e spero di buon vicinato con la Russia», citando anche «il rifiuto di aderire alla Nato, la neutralità, la rinuncia ad avere armi nucleari e basi militari straniere».

Tutto questo mentre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, al contrario, si dice possibilista rispetto agli sviluppi delle trattative in corso. Allora viene da chiedersi su Putin stia dicendo ai suoi di negoziare seriamente, oppure se – come pensa la Casa Bianca – stia soltanto cercare di prendere tempo per rafforzare le truppe dopo cinque settimane di guerra, oppure stia continuando a bombardare le città per tentare di arrivare con una posizione di maggiore forza al tavolo dell’accordo.
La diplomazia, intanto, resta al lavoro. E ieri è stato anche il giorno dell’attesa telefonata tra Mario Draghi e Putin. I due sono stati quarantacinque minuti al telefono (i resoconti ufficiali parlano di un’ora). «Con Putin parlerò al pari di Macron e Scholz per cercare la pace», aveva annunciato il premier italiano venerdì a Bruxelles. E così è stato: «Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace», ha esordito Draghi. Tant’è, che nel report del colloquio fatto filtrare da palazzo Chigi, il premier ha chiesto al presidente russo «il cessate il fuoco quanto prima», al fine di «proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale». 

Il contributo

In più, il premier italiano ha ribadito al presidente russo «la disponibilità del governo a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia». E, a quanto riferiscono fonti diplomatiche, Putin si sarebbe detto d’accordo sull’ipotesi che l’Italia, i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Germania, Canada, Turchia, svolgano una funzione di garanti sia sul rispetto della neutralità da parte dell’Ucraina, sia per quanto riguarda la rinuncia al nucleare di Kiev e a eventuali sinergie con la Nato. In più, le stesse fonti fanno sapere che il presidente russo si è detto «soddisfatto» per come procedono i negoziati di Istanbul e per la decisione dell’Ucraina di restare neutrale sul modello-Austria.
A un certo punto del colloquio, avvenuto su linea telefonica e non in video-call, la chiamata si è interrotta. Ed è stato Putin a ritelefonare a Draghi. Assieme hanno concordato «sull’opportunità di mantenersi in contatto». Ciò significa che nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, Putin e Draghi torneranno a sentirsi, dopo che in febbraio l’esplosione della guerra aveva fatto saltare la trasferta del premier italiano a Mosca.
Da ciò che filtra dal Cremlino – che sottolinea come sia stato Draghi a chiedere il colloquio e soprattutto non fa alcun cenno alla questione del cessate il fuoco – Putin si è limitato a riferire «sull’andamento dei negoziati» di Istanbul tra le delegazioni russe e ucraine. E a «fornire chiarimenti» in relazione alla decisione di Mosca di passare ai rubli «nei pagamenti per le forniture di gas naturale a diversi Paesi, tra cui l’Italia». Del pagamento del gas in rubli, Putin ha discusso anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sostenendo che «la decisione» di farlo pagare in moneta russa «non dovrebbe portare a un deterioramento dei termini contrattuali per gli importatori europei». I due leader hanno però convenuto che la questione sarà discussa da esperti dei due Paesi. Almeno sul gas, dunque, la porta non è chiusa.
In parallelo, si è svolta una lunga telefonata tra Joe Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E il portavoce di Zelensky è intervenuto sulla questione di Donbass e Crimea, sostenendo che potrà essere risolta soltanto in un summit fra il presidente ucraino e quello russo. «E sarà definitamente chiusa – aggiunge il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko – quando i due territori ritorneranno all’Ucraina. «Lavrov dimostra che c’è un malinteso nel processo negoziale – puntualizza Nikolenko -. Crimea e Donbass saranno questioni definitivamente chiuse dopo il ripristino della sovranità dell’Ucraina su di loro. Ai colloqui di Istanbul, la delegazione ucraina ha presentato proposte a Mosca su modi per raggiungere questo obiettivo».

L’asse con Pechino

Intanto, ieri, la Cina ha rinnovato la solidità dei suoi legami con la Russia in risposta al pressing dell’Occidente per una condanna dell’azione militare voluta dal Cremlino. E a ribadirlo è stato il ministro degli Esteri Wang Yi, incontrando il suo omologo russo Sergei Lavrov, nella sua prima visita al principale alleato dallo scoppio della crisi e dalla firma del 4 febbraio della dichiarazione congiunta «sulla amicizia senza limiti», firmata dai presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin. Nella sostanza, le relazioni bilaterali «hanno resistito alla nuova prova della mutevole situazione internazionale, hanno mantenuto la corretta direzione del progresso e hanno dimostrato un tenace slancio di sviluppo», ha affermato Wang, nel resoconto dell’incontro dato da Pechino. Il ministro ha confermato, poi, l’invito a Mosca e a Kiev «a continuare i colloqui di pace nonostante le difficoltà, e a sostenere i risultati positivi raggiunti finora nei negoziati, il raffreddamento della situazione sul campo il prima possibile e gli sforzi compiuti dalla Russia e da altre parti per prevenire una crisi umanitaria su larga scala». Se non è un appoggio totale, è certamente qualcosa di molto simile.
In attesa che si prosegua con i negoziati, l’intelligence americana ha avanzato una nuova tesi, e cioè che quanto sta accadendo realmente sul campo non venga detto chiaramente a Putin. Secondo gli Usa, i consiglieri del presidente russo non gli stanno dicendo quale sia la reale situazione in guerra e per l’economia, «perché hanno troppa paura di dirgli la verità». 

Ucraina, ultime notizie in diretta

Ore 00.40 – Un alto funzionario ucraino ha affermato che Russia e Ucraina riprenderanno quei colloqui online il 1 aprile. Lo scrive il Guardian. Il capo della delegazione negoziale ucraina, David Arakhamia ha affermato in un post online che l’Ucraina ha suggerito che i due Paesi dovrebbero incontrarsi, ma che la Russia ha affermato che prima è necessario fare più lavoro su una bozza di trattato.

Ore 00.00 –  In un discorso televisivo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che i colloqui di pace con la Russia continuano «ma per il momento ci sono solo parole, niente di concreto». Lo scrive il Guardian. Zelenskiy ha anche affermato che l’Ucraina si sta preparando per gli attacchi russi al Donbass.

Ore 23.06 – «Combatteremo per ogni metro della nostra terra, combatteremo per ogni singola persona». Ad affermarlo in un video è il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky spiegando che l’allontanamento delle truppe russe è legato al lavoro delle forze ucraine. Nello stesso tempo, rileva, «vediamo un aumento dei militari nel Donbass e per questo siamo pronti. Non ci fidiamo di nessuno, perché c’è una situazione reale sul campo di battaglia e ora questa è la cosa più importante. Combatteremo per ogni metro della nostra terra», rileva il presidente ucraino.

Ore 21.13 – Non è il momento di complottare con Vladimir Putin: così la direttrice della comunicazione della Casa Bianca Kate Bedingfield ha risposto ad una domanda sulla richiesta di Donald Trump al presidente russo di divulgare qualsiasi informazioni dannosa abbia contro Hunter Biden, il figlio del presidente Usa.

Ore 21.09 – La Russia ha annunciato un cessate il fuoco domani mattina a Mariupol per permettere l’evacuazione di civili e cittadini stranieri verso Zaporizhzhia. Lo riporta su twitter il quotidiano russo Rbk, citando il ministero della Difesa.

Ore 20.50 – «Abbiamo visto nelle utlime 24 ore un riposizionamento di una piccola percentuale delle truppe russe nella zona di Kiev, crediamo che alcune di quelle, meno del 20%, si stiano riposizionando in Bielorussia». Lo ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby, in un briefing con la stampa. «Ma soltanto una parte e questo è un punto importante, perchè se i russi si stessero veramente ritirando le avrebbero spostate tutte», ha sottolineato.

Ore 19.53 – La città dell’Ucraina orientale Dnipro sta subendo un attacco missilistico. Lo riferisce ‘The Kyiv Independent’. Le autorità finora non hanno ancora rivelato l’obiettivo che sarebbe stato preso di mira. Dnipro, una città di 1 milione di persone nell’Ucraina centrale, ha visto solo un paio di attacchi missilistici, incluso uno che ha gravemente danneggiato il suo aeroporto.

Ore 19.03 – «Le questioni della Crimea occupata e del Donbass saranno definitamente chiuse dopo il ripristino della sovranità ucraina in questi territori». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, secondo quanto riporta Unian, rispondendo al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. «Lavrov dimostra che c’è un malinteso nel processo negoziale – ha detto Nikolenko -. Crimea e Donbass saranno definitivamente chiuse dopo il ripristino della sovranità dell’Ucraina su di loro. Ai colloqui di Istanbul, la delegazione ucraina ha presentato proposte a Mosca su modi per raggiungere questo obiettivo».

Ore 18.49 – Oltre che accettare che «lo status di Paese non nucleare e non allineato», l’Ucraina sta «capendo che le questioni della Crimea e del Donbass sono definitivamente chiuse». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, aggiungendo che ciò rappresenta «un importante progresso» per i negoziati. Lo riferisce l’agenzia Interfax.

Ore 18.35 – Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha riferito del colloquio durato «un’ora» con il suo omologo statunitense, Joe Biden. Durante la telefonata, ha precisato il leader ucraino su Twitter, si sono fatte valutazioni «sulla situazione sul campo di battaglia» e sui negoziati. Inoltre «si è parlato di supporto difensivo specifico, di un nuovo pacchetto di sanzioni rafforzate e di aiuti macrofinanziari e umanitari».

Ore 18.26 – Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha avuto oggi una telefonata con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro del colloquio l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Il Presidente Draghi ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Il Presidente Draghi ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Il Presidente Putin ha descritto il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli. I due leader hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto.

Ore 17.46 – La Russia considera i risultati dei colloqui russo-ucraini a Istanbul sullo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina come un significativo progresso. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, citato dalla Tass.

Ore 17.35 – Nuova telefonata tra Vladimir Putin e Olaf Scholz. Il presidente russo ha discusso con il cancelliere tedesco della richiesta di Mosca sul pagamento del gas in rubli. I due leader hanno concordato di proseguire il confronto al riguardo tra i rispettivi esperti, secondo quanto riferisce il Cremlino, citato da Interfax. Putin ha inoltre informato Scholz sugli sviluppi dei colloqui di ieri a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev.

Ore 17.26 – Il «raggruppamento delle truppe russe in direzione di Kiev e Chernihiv è in corso», con l’obiettivo di «raddoppiare gli sforzi nelle aree prioritarie e principalmente per completare la liberazione del Donbass». Lo ha reso noto il ministero della Difesa russo, secondo quanto riporta la Tass, aggiungendo che «i principali obiettivi delle forze armate a Kiev e Chernihiv sono stati raggiunti».

Ore 17.03 – C’è stata nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, un colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Il colloquio, durato circa un’ora, è terminato da poco.

Ore 16.56 – Far perdere il potere al presidente russo Vladimir Putin «non è un obiettivo del governo britannico, è importante essere molto chiari su questo punto» dopo quanto affermato al riguardo dal presidente americano Joe Biden. Lo ha detto Boris Johnson durante un’audizione in commissione al Parlamento di Londra, pur aggiungendo di ritenere «non ignobile sperare» in un epilogo del genere sullo sfondo della «barbara aggressione» di Mosca all’Ucraina. Interpellato poi sul canale di dialogo tenuto aperto con Putin da Emmanuel Macron, il premier Tory ha poi precisato di non avere nulla in contrario, a patto che Kiev lo ritenga utile.

Ore 16.41 – È in corso un colloquio telefonico tra il presidente americano Joe Biden e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce la Casa Bianca

Ore 16.14 – Il presidente russo Vladimir Putin «è male informato dai suoi» sull’andamento della guerra in Ucraina. Lo riferisce un funzionario americano alla Cnn sostenendo che i capi militari russi «hanno paura» di riferire a Putin quanto «male stiano facendo le forze armate di Mosca» nell’offensiva contro gli ucraini. Il funzionario ha parlato anche di «tensione continua» tra Putin e il ministero della Difesa perché il presidente russo «non si fida» dei capi militari.

Ore 16.09 – Non c’è nessun ritiro dei russi su vasta scala nelle aree di Kiev e Chernihiv ma solo movimenti limitati. Lo ha comunicato un portavoce del ministero della Difesa ucraino. «Il nemico ha ritirato le unità che hanno subito le perdite maggiori per rifornirle», ha reso noto Oleksandr Motuzyanyk, aggiungendo che «l’assedio di Chernihiv continua, come missili e colpi di artiglieria lanciati dalle forze russe».

Ore 15.46 – La questione dello status del Donbass «è la più difficile». Lo ha sottolineato il negoziatore ucraino David Arahamiya in un’intervista all’indomani del round di colloqui con la Russia in Turchia. Arahamiya ha spiegato che l’argomento resta «tra parentesi» ed in Turchia «non è stato toccato». I due team «non avevano un mandato politico sufficiente per discuterne e quindi l’hanno tirato fuori prima dell’incontro dei leader e hanno lavorato su tutte le altre questioni», ha aggiunto.

Ore 15.39 – «Ieri» durante i colloqui a Istanbul «l’ Ucraina per la prima volta ha mostrato di essere pronta a soddisfare le condizioni per costruire relazioni di buon vicinato con la Russia» e «discuterne le richieste di principio». Lo ha detto il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky, citato dalle agenzie russe.

Ore 15.19 – Le garanzie di sicurezza chieste dall’ Ucraina ad una serie di Paesi prevedono un intervento automatico in caso di un «attacco in qualsiasi forma». Lo afferma il capo della delegazione negoziale ucraina, David Arakhamia, in un’intervista a Rbc. Con la firma di un accordo di sicurezza, «i Paesi garanti devono essere obbligati, dopo consultazioni il cui tetto è di 72 ore, a fornire l’assistenza necessaria, sotto forma di armi e di intervento delle forze armate o altro», aggiunge, sottolineando che il «vincolo giuridico» a intervenire in difesa dell’ Ucraina sarebbe garantito dalle ratifiche da parte dei parlamenti dei Paesi garanti.

Ore 15.10 – «Le navi nemiche continuano a manovrare, resta la minaccia di sbarco» delle forze russe a Odessa. «Il nemico conduce costantemente ricognizioni aeree e attacchi dal cielo. Tuttavia, le forze di difesa aerea e l’intero sistema di difesa della nostra regione sono ben consolidate, pronte a contrastare qualsiasi provocazione del nemico». Lo ha affermato Vladislav Nazarov, ufficiale del Comando operativo Sud dell’esercito ucraino, citato da Unian.

Ore 15.07 –  «Il referendum nazionale» sulla possibile intesa tra Ucraina e Russia «si terrà solo dopo che le truppe russe saranno tornate alle loro posizioni antecedenti al 23 febbraio». Lo ha detto il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak incontrando in videocollegamento i media internazionali a Leopoli. «Penso che nei prossimi giorni dovremo lavorare sui singoli termini del trattato, che dovrà essere accettato da tutti, anche dagli Stati garanti», ha spiegato. Interpellato sul ruolo di Roman Abramovich, Podolyak ha sottolineato la sua «efficacia» nel moderare tra i due team di negoziatori.

Ore 14.50 – «A Mariupol gli occupanti hanno preso di mira l’edificio del comitato internazionale della Croce Rossa. Aerei ed artiglieria nemica hanno sparato contro un edificio che esibiva una croce rossa in campo bianco che indica la presenza di feriti, civili e aiuti umanitari». Così la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmyla Denisova, conferma il bombardamento della Croce Rossa nella città assediata, specificando che non ci sono ancora notizie riguardo a vittime.

Ore 14.18 –  Il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmila Denisova, citata da Ukrinform, ha detto che nella regione di Donetsk, le truppe russe stanno bombardando le aree residenziali di Avdiivka con artiglieria Tornado e missili del complesso tattico Tochka-U. E ha poi sottolineato che Avdiivka vive senza acqua da un mese, senza riscaldamento da tre settimane e senza elettricità da 24 ore.

Ore 13.55 – «Lo status della Crimea non si discute» perché «la Crimea fa parte del territorio russo». Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, spiegando che Mosca non negozierà con Kiev sulla Crimea. Il portavoce del Cremlino ha quindi aggiunto che la costituzione russa vieta di «discutere il destino dei territori della Federazione Russa».

Ore 13.30 – Siamo tra i primi tre fornitori di armi in Ucraina. Se calcoliamo secondo specifiche categorie, siamo i secondi fornitori. Chiediamo comprensione se non diamo troppi dettagli perché può mettere in pericolo le forniture. Se possiamo dare più informazioni, lo facciamo. Lo ha detto durante la conferenza stampa del governo tedesco il portavoce della Difesa Capitano David Helmbold.

Ore 12.55 –  Il presidente del Consiglio Mario Draghi avrà nel pomeriggio un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin. Lo conferma Palazzo Chigi dopo che la notizia era stata anticipata dal ministro degli Esteri Luigi di Maio.

Ore 12.40 – Russia e Cina condannano le sanzioni unilaterali decise da Usa, Ue e alleati contro Mosca per la sua aggressione militare all’Ucraina, definendole «illegali e controproducenti»: lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo diffusa dopo il bilaterale tra i capi delle rispettive diplomazie, Serghei Lavrov e Wang Yi tenuto a Tunxi, nella provincia di Anhui, dove la Cina ospita una due giorni di incontri dedicati all’Afghanistan. «Le parti – si legge – hanno notato la natura controproducente delle sanzioni unilaterali illegali imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti».

Ore 12.26 – L’idea di ampliare la lista dei beni esportati dalla Russia in rubli può essere presa in considerazione. Lo afferma il Cremlino, secondo quanto riporta la Tass. In mattinata il portavoce della Duma Vyacheslav Volodin aveva indicato la proposta di ampliare la lista di prodotti esportati in rubli, includendo tra gli altri anche grano e greggio.

Ore 12.15 – Niente di «promettente» né alcuna «svolta» nei colloqui russo-ucraini. È il commento del Cremlino all’indomani dei negoziati tenuti in Turchia dalle delegazioni di Mosca e Kiev.

Ore 11.40 – «Prendiamo atto dei passi diplomatici compiuti. Valuteremo gli annunci russi dai fatti». Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio commentando, nel punto stampa all’Ambasciata d’Italia a Berlino, il round di negoziati di ieri in Turchia. Ed ha sottolineato che «non bisogna creare false illusioni».

Ore 11.30 – «Nelle prossime ore il premier Mario Draghi sentirà il presidente Putin». Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a Berlino.

Ore 10.55 – Sono più di 4 milioni i rifugiati che sono fuggiti dall’Ucraina da quando è iniziata l’invasione russa. Lo fa sapere l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), secondo la quale sono 4,02 milioni le persone che hanno lasciato il paese. Lo riporta il Guardian. Considerando che l’Ucraina prima dell’invasione aveva una popolazione di circa 44 milioni di persone, questo significa che circa una persona su 11 ha lasciato l’Ucraina in questi oltre 30 giorni di guerra.

Ore 10.30 – La cooperazione sino-russa «non ha limiti». Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, in merito allo stato dei rapporti tra Pechino e Mosca dopo il bilaterale tenuto poche ore fa a Tunxi dai ministri degli Esteri Wang Yi e Serghei Lavrov. «Ci sforziamo per la pace senza limiti, salvaguardando la sicurezza senza limiti e opponendoci all’egemonia senza limiti», ha aggiunto nel briefing quotidiano Wang, per il quale le relazioni bilaterali «non sono conflittuali e non sono mirate verso terzi», e continuerammo ad essere orientate verso l’esercizio del «vero multilateralismo».

Ore 10.10 – Chernhiv è stata colpita dagli attacchi russi per tutta la notte, nonostante l’annuncio di Mosca di ridurre le operazioni militari nella città. Lo denuncia il governatore Viacheslav Chaus su Telegram, secondo quanto riportano i media internazionali. «Ci crediamo alle promesse? Certo che no», scrive Chaus, spiegando che le forze russe hanno condotto «attacchi sulla città di Nizhyn, inclusi attacchi aerei, e per tutta la notte hanno colpito Chernihiv».

Ore 10.00 – Il Papa, al termine dell’udienza generale ha rivolto «un saluto particolarmente affettuoso» ai bambini ucraini, ospitati dalla Fondazione “Aiutiamoli a vivere”, dall’associazione ‘Puer’ e dall’ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede. «E con questo saluto ai bambini torniamo a pensare a questa mostruosità della guerra e rinnoviamo le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra», ha detto Papa Francesco.

Ore 9.30 – Il governo tedesco ha attivato l’allerta preventiva del piano di emergenza sul gas in Germania. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck a Berlino, in una conferenza stampa al ministero, spiegando che a causa della guerra in Ucraina la Germania si prepara a un peggioramento dell’approvvigionamento del gas, attualmente comunque garantito. Il piano di emergenza del gas prevede tre stadi, ha spiegato Habeck: il primo, quello dell’allerta, attivato oggi, è una «fase di monitoraggio»; il secondo stadio prevedrebbe «l’allarme» e il terzo la proclamazione della «emergenza». Al momento, ha spiegato Habeck, non c’è un problema di approvvigionamento del gas e quella di proclamare l’allerta è una «decisione preventiva» presa in via cautelare.

Ore 9.15 – Esplosioni hanno scosso la notte scorsa un villaggio della regione di Belgorod, in Russia, ad una manciata di chilometri dal confine con l’Ucraina. La causa delle esplosioni, secondo quanto riportano i canali ufficiali ucraini, non è stata ancora accertata. Le immagini delle esplosioni sono state rilanciate da numerosi canali Telegram ucraini, ufficiali e non ufficiali. A prendere fuoco, secondo le prime notizie, è stato un deposito di munizioni situato nel villaggio di Oktjabrskij, molto vicino al confine ucraino e alla regione della città di Kharkiv, tra le più attaccate dall’esercito russo.

Belgorod, esplosioni in territorio russo. «Gli ucraini hanno bombardato un deposito militare»

Ore 8.40 – Esplosioni hanno scosso la notte scorsa un villaggio della regione di Belgorod, in Russia, ad una manciata di chilometri dal confine con l’ Ucraina. La causa delle esplosioni, secondo quanto riportano i canali ufficiali ucraini, non è stata ancora accertata. Le immagini delle esplosioni sono state rilanciate da numerosi canali Telegram ucraini, ufficiali e non ufficiali. A prendere fuoco, secondo le prime notizie, è stato un deposito di munizioni situato nel villaggio di Oktjabrskij, molto vicino al confine ucraino e alla regione della città di Kharkiv, tra le più attaccate dall’esercito russo.

Ore 8.13 – Nuove esplosioni si sono sentite questa mattina vicino a Kiev. Lo riferisce una corrispondente della Bbc, secondo la quale la giornata è iniziata con il suono delle sirene anti-aeree, seguito da forti esplosioni provenienti dai sobborghi della città che si sono sentiti anche nel centro della capitale. Anche un altro reporter britannico, sempre a Kiev, su Twitter parla di «molti colpi di artiglieria che rimbombano dai margini della città» udibili fino al centro, ma non è chiaro – aggiunge – se a sparare siano i russi o gli ucraini.

Ore 7.58 – La città orientale di Lysychansk, nel Lugansk, è stata bombardata questa mattina dall’artiglieria pesante russa e ci sono delle vittime. L’attacco ha provocato ampi danni sulle aree residenziali, riporta il Guardian citando le autorità locali. «Si sono avuti gravi danni su edifici con molti piani», scrive su Telegram il governatore della regione di Lugansk, Serhiy Gaidai. Secondo i media ucraini ci sono delle vittime, anche se il numero non è ancora stato chiarito.

Ore 7.40 – Il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu, l’intelligence del Paese) sta indagando sulla deportazione forzata di decine di migliaia di residenti di Mariupol in Russia da parte delle autorità di Mosca. Lo riporta la stessa agenzia su Telegram. In particolare, «nelle regioni di Donetsk e Lugansk, il Servizio di sicurezza dell’Ucraina ha registrato e avviato le indagini sulla deportazione forzata di decine di migliaia di persone da Mariupol e dai territori temporaneamente occupati del Donbass nella Federazione Russa». I russi, si spiega, «minacciando con le armi, costringono gli ucraini a salire sugli autobus, li privano dei documenti e li portano fuori dall’Ucraina».

Ore 7.25 – Le zone residenziali della città di Lysychansk, nell’Ucraina sud orientale, è stata bombardata stamattina dall’artiglieria pesante. Lo ha scritto il governatore regionale di Luhansk Serhiy Gaidai su Telegram. «Un certo numero di grattacieli sono stati danneggiati. Ci sono vittime», ha aggiunto, spiegando che «molti edifici sono crollati» e che «i soccorritori stanno cercando di salvare le persone che sono ancora in vita».

Ore 7.19 – «Gli ucraini non sono ingenui» e continueranno le operazioni militari nonostante le promesse della Russia di ridurre notevolmente le sue attività sul campo. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dicendo che «naturalmente vediamo i rischi. E naturalmente non vediamo alcun motivo per fidarci delle parole di alcuni rappresentanti di uno Stato che continua a lottare per la nostra distruzione». In un nuovo messaggio, Zelensky ha detto che «gli ucraini non sono persone ingenue. Gli ucraini hanno già imparato durante questi 34 giorni di invasione e negli ultimi otto anni di guerra nel Donbas che ci si può fidare solo di un risultato concreto», ovvero se «i fatti cambiano sulla nostra terra».

Ore 6.36 Il ritiro delle truppe russe sarebbe stato annunciato in modo «ingannevole», secondo l’esercito ucraino, e in realtà sarebbe in atto una semplice «rotazione di singole unità» con l’obiettivo di «fuorviare la leadership militare» ucraina. Un rapporto pubblicato nella tarda serata di martedì e pubblicato dal ministero della Difesa afferma che «secondo alcune indicazioni, il nemico russo sta raggruppando le unità per concentrare i suoi sforzi principali sull’est».

Ore 6.28 L’ Esercito russo ha ricostituito i suoi ranghì L’esercito russo in Ucraina ha ricostituito i suoi ranghi con unità provenienti dai territori occupati della Georgia: secondo lo stato maggiore delle Forze armate ucraine citate dalla Ukrainska Pravda sarebbero arrivate in totale circa 2.000 persone. «Nei territori temporaneamente occupati degli oblast di Zaporizhia e Kherson, il nemico continua a commettere atti illegali contro la popolazione locale», denunciano le forse di difesa ucraine. Alla periferia di Melitopol i russi hanno istituito posti di blocco. «Nelle ultime 24 ore, le forze alleate hanno respinto quattro attacchi degli occupanti russi nelle aree di Donetsk e Luhansk», cita l’ultimo bollettino, «i soldati ucraini hanno distrutto 7 carri armati, 7 unità corazzate, 2 unità di veicoli e un cannone anticarro. Il nemico – conclude – ha subito vittime». 

Ore 4.45 – Dopo le riparazioni degli ingegneri – riporta il Kyiv Independent – numerosi insediamenti in Ucraina hanno ripreso l’accesso all’elettricità, secondo il ministero dell’Energia ucraino. Tuttavia, si stima che 831.000 ucraini in 1.491 insediamenti rimangano ancora senza accesso all’elettricità.

Cosa succede all’Italia se la Russia stacca il gas? Tutti i possibili scenari

Ore 4.30 – Mosca considera le osservazioni del vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman sul presunto ruolo della Russia nella crisi alimentare in Ucraina e nel mondo come parte della guerra dell’informazione di Washington contro la Russia: lo ha affermato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, secondo quanto riferito dalla Tass. «Consideriamo le osservazioni di Wendy Sherman come una parte della guerra dell’informazione degli Stati Uniti contro la Russia», ha affermato il diplomatico nel canale Telegram dell’ambasciata.

Ore 3.49 – La Borsa di Hong Kong apre la seduta cin un solido rialzo sulla scia dei guadagni di Wall Street e del cauto ottimismo sui colloqui tra Ucraina e Russia per chiudere il conflitto: l’indice Hang Seng segna nelle prime battute un balzo dell’1,03%, a 22.153,06 punti.

Ore 3.38 – I russi stanno bloccando 94 navi alimentari civili nella regione del Mar Nero e hanno bombardato tre navi che trasportano merci dai porti del Mar Nero in tutto il mondo, in particolare quelle noleggiate da una azienda agricola. Lo ha detto il primo vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman, citato da Ukrinform. Circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano provengono dalla regione del Mar Nero, così come il 20% del mais e il 75% dell’ olio di girasole. Molti esportatori hanno rinunciato a inviare le loro navi nel Mar Nero, anche nei porti russi. «La Marina russa sta bloccando l’accesso ai porti ucraini, il che blocca di fatto l’esportazione di grano», ha detto la Sherman citata da Ukrinform.

Ore 3.25Casa Bianca: incontro Biden-Putin possibile solo dopo de-escalation militare
Un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense Joe Biden sarà possibile solo dopo una significativa riduzione dell’escalation in Ucraina: lo ha detto ai giornalisti il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca Kate Bedingfield, secondo quanto riferito dalla Tass.

Ore 3.01 – Dai pianoforti alle auto di lusso, il Giappone allunga l’elenco dei beni da non esportare in Russia Il Giappone amplia la lista delle sanzioni applicate all’export in Russia per intensificare la pressione sugli oligarchi considerati vicini al presidente Putin. L’elenco riguarda 19 prodotti, e include automobili del valore di oltre 6 milioni di yen, l’equivalente di 44.000 euro, motociclette che superano i 600 mila yen (4.400 euro), allargando il divieto alla sfera musicale, con pianoforti del valore di oltre 200 mila yen (1.450 euro), il settore dei gioielli con le perle naturali, gli orologi e anche quello della ristorazione, tra cui i whisky giapponesi di alta fascia. Tokyo aveva già imposto un divieto per circa 300 prodotti, compresi gli articoli che potevano essere utilizzati come accessori militari, oltre all’esportazione di semiconduttori.

Ore 2.51Casa Bianca: nessuno si faccia ingannare dall’annuncio del ritiro delle truppe russe
«Nessuno dovrebbe farsi ingannare» dal ritiro dei soldati russi. Lo ha detto la Casa Bianca, commentando le notizie che arrivano dall’Ucraina. Secondo lo staff della Difesa ucraina non ci sarebbe un ritiro, come annunciato da Mosca, ma un «mero avvicendamento di unità» dalle zone attorno a Kiev e Chernikiv.

Ore 2.44 – Trump chiede Putin di divulgare notizie dannose su Biden
Donald Trump ha chiesto a Vladimir Putin di rendere pubblica qualsiasi informazione dannosa a sua conoscenza sulla famiglia Biden, in particolare su Hunter Biden, il figlio del presidente. «Direi che, se Putin sapesse la risposta, dovrebbe renderla nota e noi dovremmo conoscerla», ha detto in una nuova intervista pubblicata da JustTheNews.

Ore 2.31 – L’indice Nikkei 225 perde lo 0,16%, a 28.208,22, mentre l’indice Topix scende dello 0,57%, a 1.980,24.

Ore 1.58 – Le truppe russe stanno rafforzando le posizioni conquistate, anche installando campi minati, mentre non si registrano tentativi di espandere il loro controllo sulle città: lo riferisce lo stato maggiore ucraino, secondo la Ukrainska Pravda, nel suo riepilogo della situazione sul terreno. Nella regione di Zaporozhye, i russi stanno realizzando strutture di fortificazione ma «l’obiettivo di raggiungere i confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Luhansk, l’accerchiamento della città di Kiev e stabilire il controllo sulla riva sinistra dell’Ucraina rimane inadempiuto». In direzione sud – dice lo stato maggiore – «il nemico sta adottando misure per ripristinare la capacità di combattimento delle sue unità» frenando «le azioni delle unità delle forze armate ucraine con fuoco di artiglieria e attacchi aerei». Bombardamenti hanno interessato anche i dintorni di Stepnogorsk, Orikhovo e Gulyaypole, mentre «non ci sono cambiamenti significativi nella composizione e posizione delle truppe nemiche nelle aree di Volyn , Polissya e Seversky». Nessun cambiamento significativo anche nelle zone operative del Mar Nero e del mar di Azov. Proseguono invece «attacchi aerei e missilistici nelle aree di Kreminna e Mariupol», che resta comunque in mani ucraine.

Ore 1.45 – Ammonta a 11,3 milioni di sterline la somma destinata ad aiuti umanitari in Ucraina, raccolta attraverso il concerto di beneficenza a cui hanno preso parte fra gli altri Ed Sheeran e Camilla Cabello.

Ore 1.11 – Gli Stati Uniti preparano un nuovo round di sanzioni contro la Russia. Secondo il vice segretario al Tesoro degli Stati Uniti Wally Adeyemo, le sanzioni prenderanno di mira le catene di approvvigionamento per l’esercito russo e mineranno l’industria della difesa del paese.

Ore 0.58 – Bbc: ancora bombardamenti nella zona di Kiev
La Bbc segnala ancora bombardamenti nel nord-ovest di Kiev, nonostante i russi ieri abbiano annunciato la riduzione delle operazioni militari sul fronte della capitale. I reporter dal terreno riferiscono di esplosioni a circa 20 km dalla capitale, senza essere in grado di chiarire se a sparare siano i russi o gli ucraini. In precedenza anche la Cnn aveva dato conto di pesanti colpi di artiglieria e razzi nell’area di Kiev.

Ore 0.54 – La denuncia di Human Rights Watch: truppe russe utilizzano mine antiuomo vietate
Le forze russe che combattono in Ucraina hanno utilizzato mine antiuomo vietate : è l’accusa lanciata da Human Rights Watch. «Le mine antiuomo – spiega l’organizzazione – sono state localizzate da tecnici ucraini per l’eliminazione degli ordigni due giorni fa, il 28 marzo 2022. Notoriamente la Russia possiede queste mine che possono uccidere e mutilare indiscriminatamente persone entro un raggio di circa 16 metri. L’Ucraina viceversa non possiede questo tipo di arma». «I Paesi di tutto il mondo dovrebbero condannare con forza l’uso da parte della Russia di mine antiuomo vietate in Ucraina», ha affermato Steve Goose, direttore delle armi di Human Rights Watch. «Queste armi non fanno distinzione tra combattenti e civili e lasciano un’eredità mortale per gli anni a venire». Il Trattato internazionale per la messa al bando delle mine del 1997 vieta totalmente l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo. La Russia non è tra i 164 paesi che hanno aderito al trattato.

Ore 0.49 – Casa Bianca, scetticismo sul ritiro delle truppe russe
«Dobbiamo vedere cosa fanno effettivamente i russi prima di fidarci esclusivamente di ciò che hanno detto». Così la direttrice della comunicazione della Casa Bianca, Kate Bedingfield, sulle dichiarazioni della Russia riguardo una diminuzione drastica della attività militari intorno a Kiev. «Abbiamo visto fin dall’inizio che hanno fatto una spinta aggressiva verso Kiev all’inizio di questo conflitto, e non abbiamo motivo di credere che abbiano adattato quella strategia», ha detto. «Ovviamente, continuiamo a fare di tutto per imporre dei costi per questa decisione. Continueremo ad attuare la nostra strategia, ma, come ha detto il presidente, non crederemo sulla parola. Aspettiamo di vedere come saranno le loro azioni», ha aggiunto.

Ore 0.44 – Fra i prigionieri scambiati fra Russia e Ucraina negli ultimi giorni c’è anche uno degli uomini della guardia costiera che erano impegnati nella difesa dell’isola dei Serpenti e che avevano risposto “nave da guerra russa, vai a farti fottere” all’intimazione di resa. Si tratta di Roman Hrybov. Lo riporta il sito The Kyiv Independent.

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