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Nel corso della sua storia, la Finlandia ha dovuto combattere contro i russi sia per la propria indipendenza che per difendere l’integrità del proprio territorio. L’attenzione sul lunghissimo confine che il paese condivide con la Russia è sempre stata molto alta, e per il timore di nuovi conflitti, alimentato nelle ultime settimane dall’invasione russa in Ucraina, i governi finlandesi non hanno mai smesso di investire nel settore della difesa (la Finlandia non è un paese membro della NATO, anche se non esclude la possibilità di diventarlo). Tra le altre cose, la Finlandia ha uno degli eserciti più grandi in relazione alla popolazione (5,5 milioni di abitanti) e una pianificazione piuttosto dettagliata su cosa fare nel caso di un’invasione.
«Che la Russia abbia iniziato una guerra contro un vicino più piccolo può solo rafforzare la consapevolezza della nostra vulnerabilità», ha detto al Financial Times Teija Tiilikainen, direttrice del Centro europeo di eccellenza per contrastare le minacce ibride, un’organizzazione con base a Helsinki. Secondo Tiilikainen, la guerra in Ucraina è per la Finlandia un «campanello d’allarme per migliorare» la propria preparazione sulla sicurezza.
Il confine tra Finlandia e Russia è lungo circa 1.340 chilometri: tra San Pietroburgo, la seconda città più importante della Russia, e il confine finlandese c’è poco meno della distanza che divide Milano e Bologna; a nord, la Finlandia confina con la penisola di Kola, dove la Russia tiene parte del suo arsenale nucleare e i suoi sottomarini carichi di missili balistici, considerati un «pilastro» della sua marina e lì dai tempi della Guerra fredda.
La prima guerra tra i due paesi risale al 1917, alla fine della quale la Finlandia ottenne l’indipendenza dalla Russia. Poi ci furono una serie di conflitti (i cosiddetti Heimosodat, combattuti da milizie di volontari) per affermare il controllo finlandese in alcune aree e poi la Guerra d’Inverno, combattuta contro l’Unione Sovietica tra il 1939 e il 1940: fu una guerra sanguinosa, al termine della quale la Finlandia cedette parte dei propri territori al nemico. La Finlandia combatté contro l’Unione Sovietica anche durante la Seconda guerra mondiale, anche se solo durante la prima fase del conflitto: poi Finlandia e Unione Sovietica si allearono contro la Germania nazista.
Oggi la Finlandia è un paese tradizionalmente e storicamente neutrale, ma questa neutralità fu comunque il risultato di un compromesso: con un trattato del 1948 stipulato con l’Unione Sovietica, la Finlandia accettò di restare neutrale – per esempio rifiutandosi di entrare nella NATO o di accogliere contingenti occidentali sul proprio territorio – e di rinunciare ad alcune libertà in cambio della garanzia di non subire invasioni e occupazioni. Questo particolare status è noto come “finlandizzazione”, termine che in Finlandia non ha un’accezione positiva.
Nel corso dei decenni, la Finlandia si è costantemente preparata a qualsiasi scenario, anche a un’invasione. L’idea, ha detto Janne Kuusela, a capo di un dipartimento del ministero della Difesa finlandese, è che si riesca a «mettere la società in “modalità crisi”» in qualsiasi momento.
Quasi un quinto della popolazione adulta finlandese (cioè circa 900mila persone) è riservista, cioè può essere chiamato a combattere in caso di guerra; in Italia, fino a 15 anni fa, i riservisti erano quasi 40mila, su circa 47 milioni di abitanti adulti.
Anche dopo la fine della Guerra fredda, la Finlandia ha mantenuto la leva obbligatoria per tutti i maschi adulti (per le donne è volontaria), e ha mantenuto alta la propria spesa militare, mentre altri paesi europei andavano in altra direzione.
Ancora oggi lo stato affida a un organo chiamato Comitato sulla sicurezza l’organizzazione di una serie di quattro corsi l’anno su temi di difesa e cooperazione in tempo di crisi, dedicati a politici, imprenditori, giornalisti e rappresentanti di vari altri settori della società, organizzazioni non governative e chiesa incluse. Sono corsi che prevedono sia lezioni teoriche, fatte da funzionari dell’esercito e del governo, sia simulazioni pratiche. Gli scenari di crisi su cui ci si esercita sono i più vari, dal disastro ambientale, alla pandemia, all’attacco informatico, alla guerra: l’obiettivo è preparare i vari settori della società a cooperare nel modo più efficace possibile in qualsiasi situazione di emergenza, un modello di cooperazione che in Finlandia ha un nome ben preciso: «sicurezza completa».
Che la Finlandia abbia cercato di prepararsi a qualsiasi scenario, anche di guerra, lo si vede da alcune cose concrete, come l’architettura delle sue case: tutti gli edifici di una certa grandezza devono essere dotati di rifugi antiaerei, per esempio, e vari edifici che in tempo di pace sono usati come palestre o piscine sono pensati per essere usati in situazioni di emergenza.
Se venisse invasa, la Finlandia avrebbe già un piano piuttosto dettagliato su come gestire concretamente l’emergenza: è previsto il blocco di alcune rotte di navigazione, così come il posizionamento di linee di difesa terrestri nei punti più periferici del paese e la distruzione dei ponti per rallentare l’avanzata del nemico (come è successo nei dintorni di alcune città ucraine nelle ultime settimane). Il piano, ha detto al Financial Times Jarmo Lindberg, ex capo dell’esercito finlandese, include le modalità di evacuazione dei civili dalle zone più pericolose (contrariamente a quanto successo in Ucraina).
Parte di tutto questo è mostrato in un breve filmato creato dall’esercito finlandese in collaborazione con la rete di comunicazione pubblica finlandese YLE, che spiega tra le altre cose proprio come si gestirebbe la Finlandia nel caso di una guerra, anche con interviste a esperti militari che collaborano col ministero della Difesa. Secondo Foreign Policy, il nemico «implicito» nel filmato è proprio la Russia:
Nel caso di una guerra, infine, il governo finlandese sa di avere a disposizione sei mesi di scorte di carburanti, cibo (soprattutto forniture di cereali) e medicine, grazie a un lavoro di coordinamento che porta avanti, regolarmente in tempo di pace, con le aziende che producono questo tipo di beni, considerati critici in casi di emergenza. Il governo finlandese lo fa soprattutto tramite l’Agenzia nazionale di approvvigionamento d’emergenza (NESA), un organo gestito dal ministero dell’Economia.
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