Ven. Nov 22nd, 2024

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Di televisione Carlo Freccero se ne intende. Vanta una grande esperienza come autore e dirigente d’azienda, sia nella tv privata che in quella pubblica, ed ha insegnato all’università, in Italia e in Francia. Non sappiamo se abbia mai studiato o approfondito tematiche militari. Eppure oggi parla della guerra in Ucraina da “esperto”. Non tanto militare ma di comunicazione. A suo dire c’è qualcosa che non torna rispetto a quello che tutti i giornali del mondo (tranne i russi e i cinesi) stanno parlando, la strage di civili di Bucha, in Ucraina. Non lo dice chiaramente (perché non ne ha le prove) ma fa capire che potremmo essere in presenza di una fake news montata ad arte per incolpare i russi.

“Quando ci si trova di fronte ad un episodio di tale ferocia ed efferatezza – dice Freccero all’Adnkronos – scaturisce spontaneo il dubbio di trovarsi di fronte ad una false flag. Perché? Perché nessun attaccante in campo, dopo un autogol fortuito si accanirebbe a segnare una serie infinita di autogol per stracciare per sempre la possibilità di vittoria della sua stessa squadra. A chi gioverebbe infatti una una strage? Non certo ai russi”.

A prima vista può apparire un ragionamento sensato: perché mai i russi dovrebbero coprirsi di una simile nefandezza, per giunta contro il popolo-fratello dell’Ucraina. Già, perché mai? Eppure nella storia ci sono fior di esempi di stragi messe in atto apparentemente senza un motivo logico o militare. Pensate, ad esempio, alla strage di Sant’Anna di Stazzema, in Italia, dove persero la vita 560 persone. Che senso aveva quella barbarie?

È vero, però, che le “false flag” (bandiera falsa) fanno parte dei libri di storia e dei manuali di comunicazione. L’origine risale al XVI secolo, quando capitava che le navi issassero la bandiera di un altro Paese per nascondere la propria identità, e in questo modo potevano avvicinarsi a un vascello nemico senza far scattare l’allarme e, una volta arrivatoa diretto contatto, attaccarlo. Ci sono tanti casi di false bandiere nella storia militare, anche nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Pertanto è logico pensare che mettere in giro una menzogna per trarne un profitto fa parte del gioco quando si parla di guerra.

Mentre in tutto il mondo prevale lo sdegno e la condanna di fronte alle immagini dei cadaveri per le strade di Bucha, l’ex direttore di Rai 2 torna a dire la sua e avanza dei dubbi, anzi dei forti dubbi sulla veridicità dei fatti denunciati dagli ucraini. La tesi è sempre la stessa: “Anche un solo morto abbandonato sulla strada si ritorcerebbe contro l’esercito sovietico – argomenta Freccero – in un momento in cui tutti gli occhi del mondo son puntati sull’Ucraina. A maggior ragione una strage”.

Freccero aggiunge che definire Putin come “impazzito o in punto di morte e dunque disposto a tutto, come i personaggi diabolici delle fiction, non ha alcun senso”. Il presidente della Russia, prosegue, “è famoso per essere una sorta di freddo giocatore di scacchi”.

Il sospetto di Freccero è che qualcuno soffi sul fuoco, spingendo per un’escalation del conflitto. Ma è un gioco molto pericoloso perché il rischio, per tutto il mondo, è la guerra atomica. A sostegno della propria tesi Freccero ricorda che “c’è un filmato che annulla tutti i filmati della strage. Una macchina percorre la strada ricoperta di cadaveri e poco dopo, nello specchietto retrovisore, un cadavere si alza in piedi credendo di essere ormai fuori dal campo visivo. Ci sono moltissimi precedenti, come i morti nei sacchi neri che tirano fuori la testa per fumarsi una sigaretta”.

L’ex dirigente Rai ammette che “anche questo filmato potrebbe essere un falso”, per screditare la versione ucraina. E prosegue nel proprio ragionamento: “Cerchiamo altri dati. Il sindaco della città oggi è disperato, ma il 31 marzo, giorno successivo all’abbandono delle truppe sovietiche, non ha detto una parola in merito. Una strage di quelle dimensioni andava sottolineata. O, forse, la strage è posteriore, dato che è stata filmata 4 giorni dopo l’abbandono delle truppe”. Un dettaglio, questo, non di poco conto. Vedremo se emergerà qualcosa di più in proposito.

“Permangono dubbi – ricorda Freccero -. Sino a che non saranno svolti accertamenti, non si può dire niente di definitivo. Proprio per questo ci vuole cautela, per non finire nella propaganda di guerra in un momento critico e drammatico come questo, in cui lo spettro della guerra nucleare non è mai stato più vicino”.

Su una cosa ci sentiamo di dare ragione a Freccero: bisogna evitare di arrivare a conclusioni affrettate. I fatti dovranno essere accertati, con estremo rigore. Indispensabili saranno i testimoni. Una voce importante, da ascoltare, è quella degli inviati di guerra: alcuni hanno raccontato ciò che hanno visto coi propri occhi, quando sono state individuate e denunciate le fosse comuni in cui erano stati gettati i cadaveri di alcuni civili. Non erano comparse.



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