Ven. Nov 22nd, 2024

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Di fronte alla forza del popolo ucraino, a quelle mani giovani che lanciano molotov, a quei volti pieni di orgoglio che affrontano i carri armati russi, si percepisce la potenza di un patriottismo che nell’ Occidente libero dalla percezione del pericolo, interconnesso, fluido o forse- come direbbe Baumann- liquido, è andato perduto. Da un lato la peculiare storia italiana, che dopo un ventennio di fascismo ha reagito associando ad esso la parola “Patria”, dimenticando che patriottismo è amore per la propria terra, un sentimento privo di quella volontà di prevaricazione che caratterizza il nazionalismo. Dall’altro, il rifiuto delle identità, delle radici, lo scambiare il multiculturalismo e l’incontro fra culture con l’appiattimento. La non valorizzazione della diversità, l’imposizione dell’uguaglianza non come principio, ma come sostanza. Il legame con la terra completamente dimenticato.

Un legame che gli ucraini ci hanno fatto riscoprire con il loro coraggio e la forza della loro identità. Quando ho visto per la prima volta gli scatti di Skino Ricci, fotografo romano, la prima parola che mi è venuta in mente è stata proprio “identità”. Skino nel 2019 ha viaggiato attraverso l’Ucraina, fermandosi più a lungo in quella centrale, nella regione di Vinnycja, in Podolia. Un viaggio attraverso campagne, volti e storie. E così, ecco l’idea di raccontare l’identità di quel popolo attraverso la lente di una macchina fotografica. Volti che raccontano storie, occhi colmi di orgoglio.

Perché se c’è una cosa che si capisce degli Ucraini, è che possono fare a meno della nostra “pietà”. Piuttosto, quello che emerge, è ciò che i romani chiamavano pietas. Un sentimento più complesso, fatto di rispetto, misericordia ma anche di amore patriottico. San Tommaso, nella “Summa Theologiae”, inserisce la patria nell’ambito della sacralità e afferma che ad essa si deve la “pietas” , allo stesso modo in cui si deve a Dio e ai genitori. Simbolo della pietas è il mito di Enea: devoto agli Dei e ai genitori, ma anche coraggioso guerriero.

E d’altronde, guardando la forza della resistenza ucraina che lotta per la propria indipendenza, la pietà appare come un sentimento certo umano ma talvolta stonato. Ed ecco quindi il fotoracconto attraverso un frammento di identità ucraina, raccontata attraverso il bel volto di Olga e quello di Anastasia, attraverso una tavola imbandita in occasione della Pasqua ortodossa. Con la speranza che la prossima, sarà celebrata senza il suono e la paura delle bombe.



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