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Tra i civili che si sono arruolati nella riserva militare per difendere la capitale Kiev dall’invasione russa dell’Ucraina ci sono anche i fratelli Klitschko. Fino a pochi anni fa Vitali e Wladimir erano conosciuti in tutto il mondo come pugili di successo, fra i migliori pesi massimi non solo della loro generazione, ma nella storia della boxe professionistica. Da quando hanno smesso di combattere, però, sono tornati in Ucraina: il maggiore, Vitali, è entrato in politica e dal 2014 è sindaco di Kiev, mentre Wladimir lo ha raggiunto a inizio anno per unirsi alla difesa della città.
In una delle sue ultime interviste da Kiev, Vitali Klitschko ha ribadito quello che con suo fratello sta dicendo dall’inizio del conflitto alle televisioni di mezzo mondo, sfruttando la loro popolarità: «Sono certo solo di una cosa, che non abbandoneremo mai Kiev. Per ogni palazzo, ogni strada, ogni posto di blocco, combatteremo anche fino alla morte. Nessuno vuole morire, ma se sarà necessario difenderemo i nostri figli e le nostre famiglie. Stanno distruggendo le nostre case, ci vogliono prigionieri, ma questo non succederà mai. Sono grato a ogni patriota pronto a difendere la sua casa e il nostro futuro».
La loro storia rispecchia in un certo senso quella dell’Ucraina moderna e la direzione che una parte del paese vorrebbe prendere, in rottura con il passato sovietico, rivolta al mondo occidentale e in particolare all’Europa.
Vitali e Wladimir Klitschko sono nati negli anni Settanta in due paesi diversi dell’Asia Centrale. Il primo nel 1971 a Belovodskoe, città kirghisa al confine con l’attuale Kazakistan; il secondo cinque anni dopo e più a nord, a Semej, città kazaka al confine con la Russia. La loro famiglia era solita spostarsi frequentemente tra i paesi dell’Unione Sovietica perché il padre era un colonnello dell’aviazione: le loro origini, come tengono sempre a specificare, sono però ucraine. Dopo aver passato i primi anni spostandosi da un angolo all’altro dell’Unione Sovietica, e non solo, i Klitschko vennero infine trasferiti da Praga a Kiev, che divenne la loro città.
Ai due fratelli venne impartita un’istruzione prettamente sovietica, compresa la difesa personale e l’uso delle armi. Poi, nel 1986, il padre fu tra i primi a essere inviati alla centrale nucleare di Chernobyl per contenere i danni provocati dall’esplosione di uno dei reattori. Insieme a centinaia di altri militari fu esposto a radiazioni, nel suo caso non immediatamente letali, ma che negli anni contribuirono all’insorgere di una forma tumorale che nel 2011, a 64 anni, ne provocò la morte.
Le carriere negli sport da combattimento dei due fratelli iniziarono in quel periodo, prima con karate e kickboxing, arti marziali allora vietate in Unione Sovietica perché ritenute occidentali. Nel 1989 però il kickboxing fu reso legale, e Vitali diventò in breve tempo campione ucraino e sovietico dei pesi massimi. Grazie alle vittorie, i due fratelli vennero invitati a gareggiare negli Stati Uniti. Per loro fu un’esperienza fondamentale: cresciuti sotto il regime sovietico, il tempo passato in America da lì in poi ne cambiò completamente la percezione del mondo, tanto da descrivere ancora oggi l’istruzione ricevuta in Unione Sovietica come un «lavaggio del cervello».
Tornati in Ucraina, Vitali si diede alla boxe con il club sportivo dell’esercito, e Wladimir lo seguì. Agli inizi degli anni Novanta, però, la disgregazione dell’Unione Sovietica e la confusione che ne seguì rischiarono di ostacolare le loro carriere. Fortunatamente, un club pugilistico tedesco alla ricerca di nuovi atleti notò Vitali ai Campionati del mondo per dilettanti di Berlino e lo ingaggiò. A pochi giorni dal debutto con la squadra tedesca, tuttavia, Vitali dovette fermarsi per una squalifica maturata precedentemente: fu così che il suo posto fu preso momentaneamente da Wladimir, che se la cavò ugualmente.
La Germania divenne una sorta di paese adottivo per i due fratelli, che da lì iniziarono due delle più grandi carriere nella boxe contemporanea. A detta di molti la loro vera forza, oltre a doti naturali e altre acquisite in anni di allenamenti, fu il legame fraterno, talmente evidente da unirli in una sola carriera: quella dei Klitschko, più che di Vitali e Wladimir. Per una promessa fatta ai genitori, non si sono mai affrontati in combattimento. Eppure per chi li ha allenati sono sempre stati due pugili molto diversi: Vitali più resistente ma meno malleabile, Wladimir più stratega e meno resistente.
Tra le varie federazioni della boxe, Vitali è stato campione dei pesi massimi per un totale di 7 anni e 5 mesi. È il pugile che ha ottenuto la sua prima cintura da campione del mondo nel minor tempo: il 26 giugno 1999 contro il britannico Herbie Hide gli bastarono due round, meno di quanto impiegò Mike Tyson nel 1986. Wladimir invece ha avuto la carriera più lunga e famosa tra i due. È stato campione olimpico nel 1996 ed è stato campione del mondo dei pesi massimi più a lungo di qualsiasi altro pugile: 12 anni in due intervalli diversi.
Il loro interesse nella politica nacque mentre erano ancora pugili. Nel 2004, dopo la cosiddetta “rivoluzione arancione” nata dalle accuse di brogli nei confronti del partito di maggioranza filo-russo, sostennero pubblicamente Viktor Yushchenko, il candidato filo-europeo. Quando vennero indette nuove elezioni, quest’ultimo le vinse contro Viktor Yanukovych, il presidente che era stato accusato di brogli, e che anni dopo sarebbe tornato al potere prima di essere deposto definitivamente con la rivoluzione del 2014.
Nel 2005 Vitali divenne consigliere di Yushchenko. Nello stesso anno, in concomitanza con il suo primo ritiro dalla boxe, si candidò alle elezioni di Kiev denunciando la corruzione del candidato principale, il finanziere Leonid Chernovetskyi. Ricevette il 26 per cento dei voti e andò all’opposizione. Si candidò nuovamente nel 2008, assumendo l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani come consigliere, ma venne ancora battuto da Chernovetskyi, verso il quale mise in piedi una protesta occupando il consiglio comunale.
Successivamente fondò il partito di centrodestra Alleanza Democratica per la Riforma (UDAR), il quale ricevette il sostegno di diversi partiti europei per il suo ruolo di argine all’influenza russa in Ucraina. Nel 2012, con una quarantina di candidati del suo partito, venne eletto in parlamento; l’anno successivo fu coinvolto nelle proteste note come Euromaidan, nate dalla sospensione degli accordi di alleanza con l’Unione Europea voluta dall’allora presidente Yanukovych. Insieme al fratello divenne una delle figure più in vista nelle proteste, durante le quali si ritirò per la seconda e ultima volta dalla boxe. Dopo la deposizione di Yanukovych, prese parte alle elezioni comunali, dove fu eletto con il 57 per cento delle preferenze.
Da allora è stato rieletto sindaco di Kiev due volte, nel 2015 e nel 2020, facendo della lotta alla corruzione e dell’avvicinamento all’Europa i suoi punti principali. Negli ultimi anni, insieme a Wladimir, è stato sostenitore del candidato presidente Petro Poroshenko — considerato il successore di Yushchenko — in carica dal 2014 al 2019 e poi sconfitto dall’attuale presidente Volodymr Zelensky alle ultime elezioni. In questi giorni Poroshenko è impegnato come i Klitschko tra i volontari nella difesa di Kiev. Oltre ai due fratelli, tra i volontari che si sono arruolati nell’ultimo mese ci sono anche l’attuale campione del mondo ucraino dei pesi massimi, Oleksandr Usyk, e un altro pugile di fama internazionale, Vasyl Lomachenko, tra i più forti atleti dilettanti di sempre ed ex campione del mondo dei pesi leggeri.
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