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Dopo tre settimane di stop a causa dell’invasione dell’Ucraina, è ripresa l’attività della Piazza di Mosca, ma vengono trattati solamente i titoli di Stato federali russi mentre resterà ancora fermo il mercato azionario. Piazza Affari termina con l’indice Ftse Mib in aumento dello 0,3% a 24.294 punti. Il rendimento del Btp italiano a 10 anni ha concluso al 2,006% secondo Bloomberg, il livello più alto da fine aprile 2020. Fitch taglia le stime sul Pil dell’Italia
Ha riaperto oggi la Borsa di Mosca dopo tre settimane di stop a causa dell’invasione dell’Ucraina. Da stamattina sono però stati trattati solamente i titoli di Stato federali russi mentre resta ancora fermo il mercato azionario. Le obbligazioni della Russia, secondo quanto riferisce Bloomberg, hanno ripreso le contrattazioni dopo che la banca centrale si è impegnata a comprare debito pubblico per aumentare la liquidità e aiutare a stabilizzare il sistema finanziario. Il rendimento del debito pubblico russo a 10 anni è in calo di 44 punti base all’11,84%. Le Borse europee chiudono incerte, sale il prezzo del petrolio (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA – LO SPECIALE). Il rendimento del Btp italiano a 10 anni ha concluso al 2,006% secondo la piattaforma Bloomberg, il livello più alto da fine aprile 2020. Lo spread tra il prodotto del Tesoro e il Bund tedesco è cresciuto dai 151 punti base dell’avvio ai 154 della fine della seduta.
L’andamento delle Borse europee
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In Europa l’attenzione degli investitori si concentra ancora sugli effetti della guerra in Ucraina, ma anche sull’andamento dei prezzi delle materie prime che incidono sull’inflazione. I Mercati azionari del Vecchio continente chiudono senza una direzione precisa nella prima seduta della settimana: Londra ha terminato in rialzo dello 0,4%, con Amsterdam in aumento dello 0,2%. In calo dello 0,5% sia la Borsa di Parigi sia quella di Francoforte, con Madrid negativa dello 0,2%. Seduta positiva per la Borsa di Milano: l’indice Ftse Mib ha concluso in aumento dello 0,3% a 24.294 punti.
Accelera il petrolio
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I prezzi del petrolio accelerano ulteriormente dopo un avvio di giornata in rialzo. A mettere le ali alle quotazioni non sono solo i risvolti della guerra tra Russia e Ucraina ma anche la tensione nata dagli attacchi in Arabia Saudita. Il principale produttore mondiale di greggio ha infatti avvertito che le offensive dei ribelli yemeniti alle strutture petrolifere del regno rappresentano una “minaccia diretta” per le forniture globali. Il Brent del Mare del Nord è salito del 6,1% a 114,55 dollari al barile e il Wti americano è balzato del 5,5% a 110,48 dollari.
Asia chiude in calo
Le Borse asiatiche, orfane di Tokyo chiusa per festività, archiviano deboli la prima seduta della settimana. Anche in questo caso, sui mercati pesano gli effetti della guerra in Ucraina da parte della Russia mentre resta alta l’attenzione per i timori di una nuova ondata di contagi da Covid-19.
Fitch taglia le stime del Pil mondiale
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Intanto l’agenzia Fitch taglia le stime di crescita mondiali con la fiammata dell’inflazione e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il Pil del mondo è atteso crescere quest’anno del 3,5%, ovvero 0,7 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti, mentre nel 2023 la crescita è prevista al 2,8%, -0,2 punti. Il Pil di Eurolandia è stato ridotto di 1,5 punti percentuali al 3% nel 2022, mentre la crescita degli Stati Uniti è stata tagliata di 0,2 punti al 3,5%. L’outlook per la crescita globale è “deteriorato in modo significativo con l’intensificarsi delle sfide poste dall’inflazione e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che minaccia le forniture energetiche globali”, afferma Fitch. La Russia fornisce circa il 10% dell’energia mondiale e un balzo dei prezzi del petrolio e del gas aumenterà i costi per l’industria e i redditi reali dei consumatori, spiega Fitch, prevedendo che l’inflazione in Eurolandia sarà in media del 5% nel 2022. “L’esposizione degli Stati Uniti all’energia russa è minore ma l’aumento dei prezzi del petrolio si va ad aggiungere che stava già diventando un problema”, osserva Fitch prevedendo sette rialzi dei tassi di interesse della Fed nel 2022. “Le sfide dell’inflazione e gli shock dell’energia potrebbero avere un peso più pesante sulla crescita del Pil” se dovesse innescare una stretta più rapida da parte della Fed, spingere i prezzi del petrolio a 150 dollari al barile per un periodo sostenuto e se associati con diffusi razionamenti dell’energia in Europa.
Giù anche il Pil dell’Italia nel 2022 al 2,7%
Nell’ambito della revisione al ribasso delle previsioni sulla crescita globale, Fitch ha “significativamente ridotto” anche le stime sull’Italia il cui Pil crescerà nel 2022 del 2,7%, a fronte del 4,3% atteso prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La sforbiciata, spiega l’agenzia di rating, “riflette in larga misura gli effetti della guerra in Ucraina e i suoi impatti associati all’inflazione e alla catena di approvvigionamento, insieme alle più deboli aspettative di crescita nel primo trimestre del 2022 per effetto della variante Omicron. Per queste ragioni ci attendiamo che l’economia italiana raggiunga i suoi livelli prepandemia solo nel terzo trimestre del 2022”. Fitch ricorda che il gas russo rappresenta circa “un quinto del consumo totale primario di energia dell’Italia”, il livello più alto tra le principali quattro economie dell’Eurozona, e dunque il nostro Paese “è particolarmente esposto alla crescita dei prezzi del gas naturale e a qualsiasi interruzione delle forniture”. L’agenzia di rating ha alzato le previsioni di inflazione a fine anno di 2,1 punti percentuali al 3,1%: “Questo ridurrà i consumi mentre il potere di spesa reale è anche limitato da una debole crescita dei salari”.
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