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La guerra in Ucraina, nonostante i passi avanti fatti registrare negli ultimi incontri in Turchia, prosegue. Il riposizionamento delle truppe russe lascia parecchi dubbi sull’effettiva volontà di Mosca di arrivare a breve ad un cessate il fuoco, e le azioni sul campo si incrociano inevitabilmente con la guerra energetica, dal decreto di Putin per farsi pagare il gas in rubli alle differenti posizioni die paesi Ue riguardo le forniture di gas e, in alcuni casi, sul finanziamento al riarmo.
Europa e Nato hanno espresso nell’ultimo mese una unità d’intenti inedita nell’ultimo decennio. Ma gli interessi di Europa e Usa fino a che punto collimano?
Le parole di Biden
Perché se è evidente che l’Occidente dovesse fare fronte comune contro la sconsiderata invasione russa dell’Ucraina, gli sviluppi non coinvolgono necessariamente nella stessa misura tutte le parti in causa. E’ evidente dalle parole che arrivano quasi quotidianamente dagli Usa, spesso derubricate a ‘gaffes’ del presidente Joe Biden ma che gaffes non sono. “E’ da un anno e mezzo che armiamo l’ucraina”; “Putin è un macellaio e un criminale di guerra”; “Putin è un dittatore che non può restare al potere”. Sono tre fra le tante uscite più recenti del presidente americano, in cerca di consensi per le elezioni di mid term in un periodo in cui la sua popolarità casalinga è ai minimi storici, addirittura inferiore a quella di Trump dopo due anni di presidenza. Uscite che, oltre ad aver mandato su tutte le furie Mosca, hanno creato diverse perplessità anche in Francia e in Germania.
Il momento del tavolo negoziale
Perché questo tipo di comunicazione, oltre a dare argomenti alla Russia (ammettere di avere armato per quasi due anni unilateralmente l’Ucraina no è cosa da poco), toglie inevitabilmente spazio ad un possibile negoziato. Proprio nel momento in cui, con l’esercito russo sostanzialmente impantanato e Putin isolato, potrebbe avere maggiori possibilità di successo. Un Putin stretto nell’angolo è più o meno pericoloso? Lasciargli una via d’uscita potrebbe essere saggio o è meglio spingerlo ulteriormente con le spalle al muro, sapendo che detiene comunque un arsenale nucleare da cui potrebbe pescare almeno per le armi tattiche? Gli Usa vogliono far fuori Putin, ma all’Europa conviene uno scenario di guerra prolungata nel Vecchio Continente?
Interessi divergenti
E’ evidente che se sul piano strategico-militare Usa e Ue sono appaiate, su quello degli interessi economici la musica è ben diversa. Come conferma il braccio di ferro energetico su gas e petrolio, con l’America che può alzare il livello delle sanzioni – forte della sua indipendenza su entrambi i fronti e anzi con la possibilità di vendere il proprio gas all’Europa – mentre Germania e Italia in primis rischiano seriamente di pagare un conto salato. Non solo nel presente, ma anche nel futuro visti irapporti economici fra le aziende europee e quelle russe, panorama estraneo agli Usa.
Insomma, vale la pena seguire gli americani e Zelensky fino alla defenestrazuine di Putin, o ci converrebbe di più negoziare? Anzi, forse la domanda più logica che oggi l’Europa – militarmente schiacciata sulla Nato – dovrebbe porsi è la seguente: vogliamo un tavolo di pace o la fine di Putin? Perché si tratta di due strade e due percorsi nettamente divergenti, laddove il secondo è interesse strategico soprattuto dell’America, il primo dell’Europa. Nel presente e nel futuro.
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