Ven. Nov 22nd, 2024

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Non chiede armi Zelensky, non implora la No fly zone (per ora è rassegnato a non averla), non sfodera paralleli storici con la Resistenza degli italiani ai nazifascisti nel ‘43-‘45, non aggredisce verbalmente Putin (su cui Draghi, quasi in uno scambio delle parti è di gran lunga più duro di lui). E sembra quasi ispirato dall’incontro appena avuto con papa Francesco il video-discorso del presidente ucraino al Parlamento italiano. Tutto cuore in mano, e «infinitamente grazie per come state accogliendo tutti quelli di noi che scappano dalla guerra», e le nostre città come le vostre città («Mariupol aveva mezzo milione di abitanti, immaginate Genova completamente distrutta e la gente che scappa a piedi») e noi europei come voi («L’Ucraina è il cancello che l’esercito russo sta sfondando per entrare nella nostra Europa ma la barbarie non deve entrare») e via così. Standing ovation per Zelensky appena appare sui maxi-schermi nell’emiciclo. Il governo c’è tutto. Niente pienone di parlamentari, ne mancano un centinaio non solo perché filo Putin (pochi) o “neneisti” (né con la la Russia né con la Nato) ma anche perché disinteressati o in settimana bianca. La Meloni applaude sempre ed è concentrata e severa come è naturale nei momenti di guerra. Salvini ogni tanto unisce le mani come in preghiera e sta attento a non farsi surclassare dalla rivale che viene ringraziata dal premier – ma senza nominarla, Draghi dice solo: «Il principale partito d’opposizione» – per la sua condotta atlantista e anti-putiniana. La stessa dei ministri schierati di fronte allo schermo da cui parla Zelensky e tutti, a cominciare da Di Maio, mentre il presidente ucraino parla dal suo bunker la pensano come Guerini, il titolare della Difesa che così si rivolge a un amico: «La linea è estremamente chiara. Se cediamo davanti ai russi, soffriremo ancora di più». 

L’«eroe» in tenuta militare video-collegato parla di Roma («La pace eterna di questa città la meritano anche Kiev e tutta l’Ucraina»), racconta la conversazione appena avuta con Francesco. «Il nostro popolo è diventato l’esercito quando ha visto il male. Così ho detto al Santo Padre». E Francesco? «Mi ha detto parole molte importanti. Capisco che voi desiderate la pace, capisco che dovete difendervi, i militari difendono, le persone civili difendono la propria patria, ognuno la difende». E’ stato il Papa a telefonare a Zelensky, il quale lo ha invitato in Ucraina perché «il ruolo di mediazione della Santa Sede nel porre fine alla sofferenza umana sarebbe accolto con favore». 

MORALE E POLITICA

Zelensky l’ha messa quasi più sul piano morale che su quello politico. Si è appellato alla pietas degli italiani, ha sottolineato tra applausi e accenni di commozione sui banchi del Pd, che «i nostri bambini morti finora sono 117 ma rischiano di diventare sempre di più perché il massacro sta continuando e la vostra forza, amici italiani, deve fermare una sola persona (ndr: ossia Putin, che Zelensky non chiama mai per nome e cognome) per evitare la morte di milioni di persone». L’uditorio a volte si scalda di fronte a questo presidente-combattente, che sfoggia tutta la sua vis retorica da attore consumato e tutta la sua passione da politico ai cui la Storia ha imposto di essere più grande di quanto lui stesso avrebbe mai potuto immaginare, e a volte resta agghiacciato dal suo racconto di stragi. L’unico accenno a nuovi armamenti che lui naturalmente considera necessari e urgenti è quando dice: «L’invasione dura da quasi un mese e abbiamo bisogno di altre sanzioni e di altri aiuti». 

LA STRATEGIA

Non forza i toni su questo. Sembra quasi che tra i due, lui e Draghi che parlerà poco dopo, abbia l’elmetto in testa più il nostro premier che quello ucraino. Zelensky è abile a non calcare la mano su No fly zone e cose simili (ma insiste: «Dovete bloccare case, yacht, conti e dei ricchi russi») perché ha bisogno di una Italia politicamente unita e di partiti non divisi perché l’uscita dalla guerra si ottiene meglio procedendo all’unisono piuttosto che in ordine sparso. E così, svicolando sulle questioni più hard e laceranti, quel volto parlante dal video assiste a una larga condivisione sulla sua persona e sul suo racconto che raramente il Parlamento italiano riesce a mostrare su qualcuno o su qualcosa. Molti dei presenti vanno da Osvaldo Napoli, ex berlusconiano ora in Azione, e gli fanno: «Bravo, grazie».

Perché è stato lui il primo ad avere avuto l’idea di ospitare Zelensky. Le parlamentari dem hanno un nastro rosso legato al braccio per richiamare l’attenzione sul dramma degli stupri di guerra. Una piccola coccarda giallo/blu (i colori della bandiera ucraina) sfoggiano i parlamentari di Italia Viva. La Boschi indossa una mascherina in tinta, gialla. Giacca gialla e sciarpa blu per diverse parlamentari, come Julia Unterberger. E bandierine ucraine sugli scranni di Forza Italia. 

Zelensky, che non smette di ringraziare gli italiani brava gente che aprono «le loro case ai miei connazionali disperati e in fuga», usa un registro molto pop, che sembra più rivolto ai nostri cittadini che ai nostri politici: «La conseguenza di questa guerra significa fame per molti Paesi europei. Noi esportiamo viveri e grano. Ma come facciamo a coltivare il mais e il frumento sotto le bombe?». Come a dire: cari italiani, la vostra vita quotidiana dipende dalla pace in Ucraina, senza questa non c’è scampo per nessuno. Messaggio ricevuto.

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