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Aprilia aspettava questo giorno da quanto era entrata in MotoGP, Aleix Espargarò da 200 Gran Premi: in Argentina tutto è andato al suo posto. Come se la maledizione si fosse infranta e ogni cosa iniziato a brillare. Come gli occhi dello spagnolo, sfinito e contento, un fiume in piena di parole per mettere in ordine tante emozioni. La prima vittoria non è qualcosa di normale, è speciale, unica, ancora di più quando la si insegue da tempo, fronteggiando dubbi e paure.
“Dopo la pole position di ieri, guardando il mio passo, tutti mi dicevano che sarebbe stato facile per me vincere. Non lo è stato – inizia il suo racconto Aleix – Non mi sentivo bene come nelle prove e poi ho dovuto vedermela con Martin, lui la domenica, quando si spegne il semaforo, diventa un killer. Non è stato facile stargli dietro, ho fatto qualche errore, ho giocato con l’elettronica. Jorge è stato coraggioso, ha guidato la gara nella fase più complicata. Io ho sempre rispettato gli avversari, voglio superarli in un modo pulito e poi Martin è un amico. In verità mi ha anche dato una piccola botta, ma le gare sono così, sono belle” sorride.
A cosa hai pensato quando hai tagliato il traguardo?
“Alla mia famiglia. Ieri avevo parlato con mio figlio Max e mi aveva ricordato che in Qatar gli avevo promesso di portare a casa una coppa, ma non ci ero riuscito, quindi avrei dovuto darlo oggi. I gemelli e mia moglie Laura sono stato il mio primo pensiero, alcuni piloti vogliono avere accanto a sé un amico o un team professionale, io voglio la mia famiglia. È la mia forza”.
Quanto ti è servita per arrivare a oggi?
“Ho sofferto tanto e Laura mi ha aiutato moltissimo. Arrivavo a casa e non pensavo ad altro che alla sconfitta in pista, lei mi dava il suo supporto incondizionato. Tre anni fa le dissi che forse era arrivato il momento di fare altro, non ero felice”.
Poi così successo?
“È arrivato Rivola, prima Albesiano faceva tutto, Massimo ha cambiato l’organizzazione e Romano ha potuto concentrarsi sullo sviluppo della moto e ha potuto dimostrare che bravo ingegnere. La RS-GP è una delle migliori moto del mondo”.
Non era così quando eri arrivato a Noale.
“Io non ero nella lista dei piloti più veloci, ma nessun to rider voleva l’Aprilia. Dal primo giorno ho detto che l’avrei portata in cima, anche se non mi aspettavo che sarebbe servito così tanto tempo (ride). Ieri Redding, Iannone, Lowes, tutti i piloti che hanno corso con me, mi hanno scritto che erano contenti per me, loro sanno quanto è stato difficile, da quanto lontano siamo partiti. Penso che adesso i piloti di Moto3 e Moto2 vedono l’Aprilia come un’opzione, come un progetto serio. Inoltre è bello anche per il campionato”.
A chi dedichi questa vittoria?
“A tutti quelli che lavorano in Aprilia. A me questa vittoria non cambia la vita perché è già perfetta: sono fortunato, ho una famiglia da sogno e una lavoro che è una passione. A Noale hanno creduto in me e io in loro, se lavori duramente i sogni si avverano”.
Cosa significa vincere per te?
“Mi rende estremamente felice perché questo è uno dei campionati più difficili di sempre, il livello è altissimo. Mi sono serviti 32 anni ma ci sono riuscito”.
E adesso cosa succede?
“Questa non è stata una vittoria fortunata, ce la siamo meritata, ma bisogna rimanere con i piedi per terra. Sarà un campionato molto lungo e, se non commetteremo errori, potremo ancora lottare per il podio o la vittoria. Io sto già pensando alle prossime gare, ad Austin, a Portimao, a Jerez”.
Non pensi più al ritiro?
“Non sarebbe corretto nei miei confronti fermarmi adesso. Dopo tutto il lavoro che ho fatto e questa vittoria, sarebbe bene continuare per un altro anno o due. Però non voglio pensare ora al futuro ma godermi questo momento. Per me è molto difficile stare lontano dalla mia famiglia, ma se potrò lottare per le prime posizioni sarà tutto più facile. Sono felice in Aprilia, ma non si sa mai cosa riserverà il futuro”.
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