Mer. Ott 23rd, 2024

[ad_1]

Oleksandr Kamyshin, 37 anni, il presidente della Rete ferroviaria ucraina, ed l’uomo che – insieme a Zelensky – le truppe russe vorrebbero eliminare il prima possibile. Ecco perch

C’ un’arma segreta dietro la resistenza ucraina, un’arma lunghissima e capillare, capace di raggiungere ogni obiettivo: sono i suoi treni, la sua rete ferroviaria.

E c’ un uomo che i russi vorrebbero ammazzare appena possibile, l’obiettivo numero 2 dopo il presidente Zelensky: il capo delle ferrovie ucraine.

Perch? Perch i treni stanno salvando il Paese, o — volendo parcheggiarsi pi prudentemente tra realismo e pessimismo — stanno rimandando sine die la sua distruzione e la sua resa. I treni, infatti, fanno un sacco di cose.

Fanno scappare rapidamente i profughi. Portano tonnellate di aiuti alle zone sotto assedio. Portano le armi che l’Occidente fa arrivare, i missili anticarro e i droni che hanno spiazzato (in certi casi spazzato) i russi. Trasportano le truppe nelle citt del fronte e, incredibilmente, continuano a esportare tutto ci che l’Ucraina pu produrre in queste condizioni di guerra.

E dunque facile capire perch uno degli incubi di Putin sia Oleksandr Kamyshin, 37 anni, il presidente della Rete ferroviaria ucraina. L’inviato della Bbc l’ha seguito per diversi giorni e non ci meraviglieremmo, tra qualche anno, di vedere questa storia traslata in un film. Ricordate un grande film di guerra senza treni? Impossibile. Ecco, anche in questa guerra i treni sono tutto, vita e morte.

Vita: le ferrovie sono il pi grande datore di lavoro del Paese con 231 mila dipendenti sparsi in 603.470 chilometri quadrati (a volte dimentichiamo che l’Ucraina il pi grande Paese d’Europa dopo la Russia). Secondo Kamyshin, dall’inizio della guerra il suo personale ha aiutato a spostare 2 milioni e mezzo di persone verso la sicurezza.

Morte: dall’inizio dell’invasione sono stati uccisi 33 dipendenti delle ferrovie. Colpiscono i nostri binari ogni giorno. Colpiscono le stazioni. Il nostro personale rischia la vita ogni momento. Va sotto i bombardamenti. Continua a salvare la gente.

Kamyshin si sposta di continuo per non essere rintracciabile, sempre protetto da guardie del corpo. Non vede la moglie e i due figli da tre settimane. Incontrarlo nel suo ufficio vuol dire vederlo chino su una enorme mappa del Paese e dei suoi binari, circondato dai collaboratori e continuamente al telefono: “Grazie per il vostro sostegno. Ma ho anche una richiesta”, dice a chi chiama. “Per favore, aiutateci a ricostruire il commercio tra l’Ucraina e la Polonia”. Riattacca e sorride. “Era il ministro delle Infrastrutture polacco”, dice.

Ha fatto il contabile e l’imprenditore, fino a un mese fa si occupava della riforma del settore ferroviario, ora una delle personalit che dirige le operazioni di guerra. Ma questo un destino comune, sottolinea: Tutti in Ucraina erano uomini d’affari, agricoltori e ogni altra professione prima che iniziasse la guerra. Ora tutti in Ucraina sono in guerra. Tutti noi abbiamo iniziato a fare la guerra.

Si sposta di continuo per sottrarsi ai missili ma anche per incontrare sia i funzionari delle ferrovie sia quelli del governo. Rivela il piano senza timori, evidentemente sa che i russi sanno, o magari vuole depistarli: Abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest. Cos possiamo spostare persone, idee, piani, forse macchinari per lanciare una nuova produzione a ovest.

Naturalmente Oleksandr Kamyshin ripete il mantra di Zelensky: grazie per gli aiuti cari amici occidentali ma non bastano, servono pi armi, serve la no-fly zone. Ma sa che tutto questo non probabile. L’unica cosa che pu fare far marciare i treni nonostante tutto, che di solito il vanto dei dittatori e invece l’attivit pi democratica di tutte, in pace e a maggior ragione in guerra.

Il giornalista inglese chiude il suo racconto in un deposito ferroviario di periferia, con la prosa dei bravi inviati di guerra:

L’ultima volta che vedo il signor Kamyshin verso mezzanotte. Sta camminando lungo il lato dei binari nell’oscurit fino a quando il riflettore del treno che si avvicina illumina brevemente il suo piccolo gruppo. Il treno si accosta e una hostess lo accoglie a bordo. Non posso dire dove sia diretto, ma la notte che lo aspetta sar piena di chiamate e discussioni. Ci saranno poche ore di sonno, forse, e un costante controllo di dove i russi hanno attaccato di recente. “Continueremo a riparare i binari una volta che il fuoco sar cessato”, dice prima di partire. “Terremo i treni in funzione il pi a lungo possibile. Non c’ altra opzione per noi”.

Questo articolo apparso per la prima volta sulla Rassegna stampa del Corriere, riservata agli abbonati. La si pu leggere qui.

Chi non ancora abbonato pu trovare qui le modalit per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 11:39)

[ad_2]

Source link