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La variante Omicron del Covid-19 ha dimostrato come questo virus abbia un’immensa capacità di adattarsi all’ospite, mutare e aggirare in parte l’efficacia dei vaccini. Tra le cause per cui Sars-CoV-2 continua a girare dopo due anni senza accusare il minimo segnale di “stanchezza”, ritroviamo la sua facilità di trasmissione, il calo dell’immunità sia nei vaccinati che nei contagiati, l’evoluzione antigenica e una serie di potenziali serbatoi animali. È quanto affermato da alcuni importanti studiosi internazionali su un lavoro appena pubblicato su Nature e dal titolo che è tutto un programma: “L’evoluzione antigenica porterà a nuove varianti di SARS-CoV-2 con gravità imprevedibile“.
Cos’è l’evoluzione antigenica
Alti tassi di vaccinazione e milioni di persone già colpite dal Covid fanno pensare che si possa essere protetti per sempre dal Covid. È vero, i vaccini salvano la vita tant’é che la situazione ospedaliera è radicalmente cambiata rispetto a quando non c’erano i vaccini a Rna messaggero ma l’infezione si può prendere ugualmente. I ricercatori, parlando di evoluzione antigenica, hanno parlato di “una modifica in corso del profilo antigenico virale in risposta alle pressioni immunitarie dell’ospite“. In pratica, più un virus riesce a mutare per sopravvivere, più il nostro sistema immunitario può essere meno preparato nel prevenire una reinfezione e una nuova malattia. Omicron ha dimostrato che Sars-CoV-2 è capace di “una notevole fuga antigenica in un periodo di tempo relativamente breve” ma, come stiamo osservando, nellla stragrande maggorianza dei casi di chi si è vaccinato o ha fatto l’infezione precedente, la malattia si risolve in pochi giorni senza lasciare strascichi.
Le caratterisiche di Omicron
Rispetto al ceppo di Wuhan, la variante presenta circa 50 mutazioni di aminoacidi ed è notevolmente diversa dalle altre Voc (ossia Varianti di preoccupazione) del passato, ossia Beta, Gamma e Delta. La sua diffusione così veloce in popolazioni già altamente immunizzate ha rivelato che queste mutazioni “consentono alla variante di infettare facilmente individui con immunità dovuta a precedenti infezioni o vaccinazioni”, sottolineano gli scienziati. Nel settembre 2020, dopo un primo periodo di relativa stabilità evolutiva, le prime varianti hanno iniziato ad emergere differendo nettamente dal capostipite. “Attualmente, nulla suggerisce che l’evoluzione antigenica rallenterà in futuro” futuro” e i Cov (le famiglie di coronavirus) sarebbero soltanto la punta dell'”iceberg evolutivo“. Centinaia di lignaggi del Sar-CoV-2 divergono continuamente l’uno dall’altro nel tempo e “la teoria evolutiva prevede crescenti possibilità di varianti di fuga immunitarie in futuro“.
Qual è il virus più “adattivo”
Ecco come si è arrivati a questo punto, paragonabile alla teoria di Darwin secondo la quale con la selezione naturale vengono eliminati gli individui più deboli, dall’uomo agli animali ma questo vale anche per i virus. L’evoluzione del Covid ha portato la variante più contagiosa di tutte, Omicron, evolutasi rispetto a un virus completamente diverso all’inizio. “Quindi, il virus più adatto è quello che trasmette al maggior numero di host” (ospiti, ndr) – affermano i ricercatori – In una popolazione ingenua con tutti suscettibili, un virus può raggiungere questo obiettivo al meglio diventando più contagioso“. Dal momemto che la popolazione mondiale sta via via diventando più coperta (vaccini e infezione), si prevede che Sars-CoV-2 ottimizzerà sempre di più la sua trasmissibilità “affinando la sua capacità di reinfettare gli individui immuni essendo altamente infettivo”.
La tesi è che i crescenti livelli di immunità possano accelerare l’evoluzione antigenica di cui abbiamo parlato prima, “aumentando sia il rischio di reinfezione che potenzialmente la prospettiva di una maggiore gravità della malattia delle reinfezioni“, aggiungono i ricercatori. Infatti, la rapida diffusione di Omicron è stata possibile grazie alla straordinaria capacità del virus di reinfettare persone già immuni, esemplificando questa strategia evolutiva.
“Fortunata coincidenza”
Secondo i ricercatori, poi, Omicron è la prima variante meno virulenta rispetto alle altre e questo segnale è stato interpretato con entusiasmo come un segno dell’avvicinarsi della fine della pandemia. Però, la minore gravità di Omicron “non è altro che una fortunata coincidenza“: rispetto a quelle precedenti, Omicron è apparsa come l’eccezione perché la “fuga immunitaria“, il bisogno cioé del virus di sopravvivere a vaccini e precedenti infezioni, “ha bisogno di colpire obiettivi in continua evoluzione”. In soldoni: purché possa vivere, il virus deve riprodursi continuamente. Adesso lo sta facendo in modo molto meno pericoloso che in passato ma non è detto che non possa evolvere di nuovo in maniera più pericolosa per l’organismo umano. “Un futuro coronavirus più patogeno spazzerebbe e sostituirebbe Omicron insieme alle caratteristiche che contribuiscono alla sua minore gravità“, affermano i ricercatori.
Per pianificare adeguatamente il futuro, oltre a comprendere la relazione tra fuga antigenica e gravità della malattia, bisognerà esaminare i meccanismi che generano varianti “antigenicamente divergenti” e le circostanze alla base della loro comparsa. “La comprensione di questi fattori ci consentirà di valutare in modo più affidabile il futuro rischio di malattia della popolazione negli esseri umani e di pianificare e prepararci“, concludono.
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