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Il massacro di Bucha con centinaia di cadaveri di civili ucraini ammassati nelle strade e in fosse comuni ha provocato un’ondata di sdegno in tutto il mondo nei confronti della Russia con Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha chiesto apertamente che Vladimir Putin venga processato per crimini di guerra. Ma è davvero un’ipotesi realizzabile quella di portare lo Zar davanti a un giudice? A rispondere alla domanda lunedì 4 aprile è Cuno Tarfusser, ex giudice della corte penale internazionale dell’Aia, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo.
Può essere incriminato Putin in base alle immagini e alle prove del massacro nella città a 30 chilometri da Kiev? Innanzitutto esiste una gerarchia militare e quindi va considerata non solo la posizione del presidente russo, sottolinea il giudice. Portare Putin e i suoi generali davanti al tribunale dell’Aia “a oggi sembra estremamente difficile – dice Tarfusser – ma se andiamo indietro di due mesi dobbiamo considerare che era inconcepibile anche una guerra nel mezzo dell’Europa”.
Il motivo è presto detto, la Russia non ha ratificato lo statuto della corte penale internazionale e non riconosce la giurisdizione dell’Aia: “Qualora il procuratore raccogliesse prove sufficienti” a una incriminazione, spiega il giudice, “e fosse emesso un mandato di cattura nei confronti di Putin questo avrebbe difficoltà a essere eseguito perché in Russia nessuno andrebbe ad arrestare” il presidente russo per consegnarlo all’Aia. Tra l’altro neanche Ucraina e Stati Uniti hanno aderito alla corte: “Le dichiarazioni di Biden sono bizzarre” dal momento che lui stesso non la riconosce, spiega il giurista che sull’Ucraina dice che Kiev è in un limbo anche per la questione del Donbass.
Per Tarfusser in ogni caso servono “prove genuine”: “I due contendenti si accusano a vicenda di propaganda e materiale falso, il momento più delicato nelle indagini sarà verificare le prove. Come nei processi normali, anche qui il giudice deve capire se ha davanti prove fasulle”. Intanto Washington ha inviato procuratori americani per supportare l’Ucraina nelle indagini sui fatti di Bucha.
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