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In attacco i problemi maggiori per l’Italia di Mancini: ma la ricerca del centravanti è quasi impossibile
Sfogliando la margherita di una ricostruzione che non sarà facile affatto resta un solo petalo, perché altri, ahinoi, non ce n’è. Se il problema maggiore dell’Italia – evidente, da tempo – è un ricambio in attacco, l’unico nome su cui ripartire da subito è quello di Gianluca Scamacca, assente contro la Macedonia del Nord, nel momento peggiore, per un piccolo infortunio. Scamacca e nessun altro, non perché ci si voglia impuntare su un nome piuttosto che su un altro, ma perché, in effetti, è l’unico centravanti di prospettiva e con qualche gol nelle gambe del nostro campionato. Il punto è sempre il solito, ed è pure noioso: italiani in attacco? Nessuno. Perché le grandi squadre puntano sugli stranieri e non è complicato scorrere le formazioni delle prime sette della nostra Serie A e rendersi conto che, a parte Immobile, non c’è un solo azzurro titolare là davanti.
Cominciamo col dire che Immobile, che dalle nostre parti segna valangate di gol da un lustro, non era un fenomeno prima e non è un brocco oggi. Però non è adatto al gioco di Roberto Mancini e la sua storia calcistica spinge e pensare che fuori dalla sua zona di confort alla Lazio – e al buon periodo al Torino – non è mai stato così esaltante. Ha limiti suoi, come tanti altri, ma anche un modo di giocare negli spazi e in verticale che fa evidentemente a pugni con il palleggio stretto dell’Italia.
Il problema, però, è che le alternative, come detto, non ci sono o quasi. Sarebbe facile ripetere che non siamo in grado di costruire calciatori in casa e che all’estero, più che in Italia, hanno mostrato molto più coraggio nel lanciare giovani diventati immediatamente fuoriclasse. Basti pensare a Pedri, per dirne solo uno, per capire come siamo lontani anni luce da questo trend de vie. In realtà non è esattamente così, anche se lo è in buona parte. Ieri sera, nella partita inspiegabile contro la Macedonia, almeno nel finale sono entrati in campo Raspadori e Tonali, due cresciuti dalle nostre parti su cui immaginarsi un futuro. E la coppia di centrali difensivi, Mancini-Bastoni, ha davanti un lungo futuro.
Il problema, insomma, è quasi solamente là davanti. Detto di Immobile, scorrendo la classifica marcatori di Serie A si incrociano Berardi al quinto posto (14 gol) e, appunto, Scamacca con 13 al settimo. Poi ci sono i 10 gol di Caprari e i 9 di Destro, non esattamente due new entry del nostro pallone. La scelta, o la soluzione per dirla in modo diverso, è obbligata.
Il resto è tutto da rifare? Assolutamente no. Donnarumma, al netto di un momento non esaltante, resta uno dei migliori portieri in circolazione, Verratti è probabilmente quanto di più vicino a un fuoriclasse abbia prodotto l’Italia negli ultimi anni, Chiesa – ieri assente – ha certamente un buon futuro davanti. Bisogna ritoccare qualcosa, in parte anche nel gioco o nelle alternative al nostro gioco, ma l’ossatura non è così pessima. Magari non da primi quattro posti al Mondo, ma nemmeno in fondo al baratro di oggi.
Il punto è piuttosto capire chi farà queste scelte. Mancini? Sarà importante capire come il ct possa essersi svegliato stamani. Di sicuro non sarebbe una buona idea disfare un progetto che ha pur sempre portato un Europeo e ripartire nuovamente da capo. Ma questa è una decisione che spetta al ct. Solamente al ct.
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