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La notte prima dei negoziati tra le delegazioni russe e ucraine è stata infiammata dal botta e risposta tra Joe Biden e il Cremlino. Il presidente statunitense ha rilanciato su Twitter quanto affermato nei giorni scorsi, tornando a definire Vladimir Putin un dittatore. Parole “abbastanza allarmanti“, hanno replicato da Mosca. Intanto, sui campi di battaglia l’esercito ucraino continua a respingere gli attacchi russi a Mariupol e nel sud del Paese.
Botta e risposta Biden-Cremlino
Ci si aspettava maggior tatto da parte di Biden. A maggior ragione dopo le mille polemiche scaturite in seguito al suo pensiero personale su Putin espresso a Varsavia e il “richiamo” indiretto da parte di Emmanuel Macron. L’inquilino della Casa Bianca ha invece ribadito quanto dichiarato, scrivendolo nero su bianco con un cinguettio dal proprio account Twitter personale (e non su quello ufficiale @POTUS). “Un dittatore deciso a ricostruire un impero non cancellerà mai l’amore di un popolo per la libertà. La brutalità non distruggerà mai la volontà di essere liberi. L’Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia“, ha postato Biden sul suo account @JoeBiden.
Il tweet è arrivato poche ore dopo la conferenza stampa nella quale il presidente ha chiarito che i suoi commenti sul leader del Cremlino sono “personali“. Immediata la replica da parte di Mosca. Le dichiarazioni di Biden sul fatto che Vladimir Putin non possa restare al potere perchè è un tiranno, sono state “abbastanza allarmanti” e sono da considerare un “insulto personale“, ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov in una intervista all’emittente americana Pbs.
Nella stessa intervista, inoltre, Peskov ha spiegato che la Russia non ha in mente alcun attacco rivolto ai Paesi della Nato a meno che non sia “un atto reciproco“. Rispondendo a una domanda sul possibile allargamento del conflitto a Paesi Nato, il portavoce del Cremlino ha detto che ciò non avverrà “se non ci sarà un atto reciproco, se non ce lo fanno fare. Non possiamo pensarci e non vogliamo pensarci“.
Negoziati di fuoco: la bozza dell’accordo
Nel frattempo i riflettori sono puntati sulla Turchia. I negoziatori ucraini e russi sono appena arrivati a Istanbul per l’atteso faccia a faccia, il primo in due settimane, volto a concordare un cessate il fuoco in Ucraina, o almeno un accordo sul soccorso umanitario agli sfollati. Nelle ultime ore sono emerse interessanti indiscrezioni riguardanti le richieste delle parti in causa.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, citando una bozza di accordo, Mosca non chiederà più la “denazificazione” dell’Ucraina, né la sua “demilitarizzazione”. Al contrario, la Russia sarebbe pronta a consentire all’Ucraina di far parte dell’Unione europea a fronte di garanzie sulla sicurezza e nel caso in cui rinunciasse ad aderire alla Nato.
La bozza del documento sul cessate il fuoco, inoltre, non conterrebbe alcuna discussione su tre delle richieste fondamentali iniziali della Russia, ovvero la “denazificazione”, la “smilitarizzazione” e la protezione legale per la lingua russa in Ucraina, ha aggiunto il Financial Times. Fonti informate sui colloqui avrebbero affermato che Kiev sarebbe preoccupata per il fatto che la Russia stia cambiando posizione quasi ogni giorno, sia in termini di pressione militare che sulle richieste.
La resistenza ucraina continua
Sul fronte militare abbiamo una situazione di sostanziale stallo. L’esercito ucraino continua a mantenere la difesa della città Mariupol e a scoraggiare l’avanzata russa nella regione di Chernihiv. Per migliorare la situazione operativa e mantenere la linea esterna di difesa, il gruppo che difende la capitale sta intanto mantenendo il controllo negli insediamenti di Motyzhyn, Lisne, Kapitanivka e Dmytrivka. “Il comando delle forze di occupazione russe sta compensando il declino delle proprie forze di combattimento sparando indiscriminatamente colpi di artiglieria e lanciando bombe a razzi, per distruggere così le infrastrutture delle città ucraine“, ha informato lo Stato Maggiore ucraino.
Le forze armate ucraine hanno inoltre annunciato di aver costretto le truppe russe ad arretrare di 40-60 chilometri dalla città di Kryvyi Rih, nel sud del Paese, a circa 130 chilometri a sud-ovest di Dnipro, dove erano dirette per un attacco. Lo ha affermato il governatore della regione, Oleksandr Vilkul, in un videomessaggio citato da Ukrainska Pravda. “Il nemico non viene solo fermato in tutte le direzioni, ma anche respinto lontano nel suo tentativo di avvicinarsi alla città“, ha dichiarato, aggiungendo che le truppe russe sono state allontanate anche dall’area di Kherson.
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