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Incontri con gli esperti, chiarimenti e aggiornamenti. Malattie neurologiche al centro dell’attenzione: la diagnosi, la prevenzione, le cure durante tutta la vita
Dal 14 marzo al 20 marzo si svolge in tutto il mondo la Brain Week, la Settimana del Cervello. Per l’occasione la Societ Italiana di Neurologia (Sin) ha predisposto come ogni anno occasioni d’incontro pubblico sia online sia dal vivo dove gli esperti si metteranno a disposizione di tutti per approfondimenti preordinati in videoconferenza, webinar, dirette YouTube o per rispondere di persona alle domande delle persone. Per avere informazioni sul programma e sugli incontri si pu consultare il sito della Sin. Il tema scelto quest’anno per la Brain Week sono le malattie neurologiche lungo tutto l’arco della vita perch esse vanno di pari passo con lo sviluppo del sistema nervoso che non nasce gi bell’e pronto, ma continua a evolvere e a cambiare per tutta l’esistenza risentendo lungo il cammino di influenze interne (ormonali, metaboliche, endocrine) ed esterne (agenti infettivi, traumi anche psichici, stili di vita, abitudini alimentari, sostanze tossiche ambientali) che possono plasmarne lo sviluppo dando luogo a patologie diverse. Inoltre le manifestazioni della stessa malattia sono differenti a seconda dell’et, perch le risposte dell’organismo cambiano con gli anni.
Due diversi tipi di ictus
Per esempio ci si riprende prima e meglio da un ictus a 40 anni che a 70 (et in cui pi spesso sopravviene), sia perch nel giovane adulto i meccanismi di compenso e di recupero sono migliori, sia perch il tipo di ictus diverso: emorragico nei primi, ischemico negli anziani. Negli ultimi anni stanno aumentando i casi prima degli anta per i comportamenti d’abuso sempre pi diffusi (alcol e fumo), nonch per il crescente sovrappeso fra i giovani a causa di cattive abitudini alimentari. Alla presentazione della Brain Week il professor Mauro Silvestrini, Preside della Facolt di medicina dell’Universit delle Marche, ha mostrato una foto che pu diventare l’emblema di questa malattia e che rappresenta i tre grandi del trattato di Yalta del ‘45: Winston Churchill, Franklin Delano Roosevelt e Iosif Stalin. Tutti e tre morirono di ictus. L’americano Roosevelt, allora 63enne, pochi mesi dopo. Avrebbe avuto un primo episodio proprio a Yalta e il fatto che tenga un braccio inerte appoggiato sulla gamba potrebbe esserne la prova. Churchill vent’anni dopo, a 91 anni, e Stalin 8 anni dopo, a 71. Il pi giovane, l’americano, ebbe un ictus emorragico, mentre gli altri due un ictus ischemico. Nelle diverse et cambia infatti il tipo di ictus che pi spesso ci colpisce: ischemico, cio da ostruzione di un vaso sanguigno nei pi anziani, emorragico cio da rottura di un vaso nei pi giovani.
I sintomi e il tempo per intervenire
Per tutti per vale sempre la stessa regola: time is brain, cio il tempo cervello, appena compaiono i primi sintomi occorre fare in fretta perch i minuti sono d’oro, si parla infatti di golden hours. Quali sono i sintomi d’allarme? Difficolt ad articolare le parole o a comprenderle, improvviso intorpidimento o debolezza dei muscoli del volto, del braccio o della gamba di un solo lato, offuscamento mentale e visivo, spesso da un occhio solo. Gli anglosassoni riassumono tutto nella sigla FAST, parola che significa veloce e porta con s l’idea di correre in pronto soccorso per essere avviati alle Stroke Unit, i reparti specializzati per l’ictus dove un trattamento di trombolisi fatto in tempo evita molti guai e spesso salva la vita. Ma FAST riassume anche tutti questi concetti perch l’acronimo nasce da Face, cio faccia, Arm cio braccio, Speech cio eloquio e Time cio tempo. Nella foto di Yalta c’ poi un altro indizio importante perch l’abitudine al fumo in questa malattia un fattore di rischio fondamentale: due fumano, Churchill il sigaro e Roosevelt la sigaretta, Stalin era un noto fumatore di pipa, ma in quell’occasione non l’aveva accesa.
La malattia di Parkinson
Se nel rischio di ictus giocano soprattutto fattori idromeccanici e di coagulabilit diversi fra giovani e anziani, nel Parkinson entrano in gioco fattori pi complessi di tipo genetico, tossico-ambientale, ormonale e anche alimentare. Dopo la malattia di Alzheimer, quella di Parkinson la patologia neurodegenerativa pi diffusa che in Italia interessa circa mezzo milione di persone. A influire sul suo sviluppo sono sia caratteristiche genetiche che ambientali
(per esempio l’esposizione ai pesticidi). La classica et d’esordio 58-60 anni. Ci sono forme geneticamente progettate per esordire dopo gli 85 (3-5%), ce ne sono altre che esordiscono prima, il cosiddetto Parkinson giovanile che colpisce attorno ai 40 anni (5% dei casi). Come giudicare questa variabilit? Un concetto da tenere sempre presente — dice il professor Alfredo Berardelli dell’Universit La Sapienza di Roma e Presidente della Sin — che il sistema nervoso ha una straordinaria capacit di adattamento, cio di neuro-plasticit che, diversamente da quanto si credeva in passato, si mantiene anche in et avanzata e ci giustifica l’utilit di tenere sempre allenati la mente e il corpo, anche in tarda et.
Il ruolo dei corretti stili di vita
Un’abitudine valida anche per la malattia di Alzheimer. Se infatti la plasticit viene aiutata soprattutto da corretti stili di vita come l’esercizio sia fisico che psichico e da una corretta alimentazione, possibile contrastare e rallentare anche malattie associate alla vecchiaia come quelle neurodegenerative. Nel Parkinson con l’et si verificano in tutti fenomeni di degenerazione dei sistemi dopaminergici che regolano soprattutto il movimento — prosegue il professor Berardelli —. Ma perch non tutti si ammalano? Perch il nostro fisiologico deterioramento pu essere sia rallentato che accelerato da fattori che aumentano il rischio oppure che fungono da protezione.
I sintomi del Parkinson
Questa malattia ha tre sintomi cardinali: bradicinesia (rallentamento motorio), rigidit e tremore che portano a instabilit posturale, associati in misura variabile ad altri segni non motori e cio cognitivi, comportamentali (depressione), sensoriali (calo dell’olfatto). Soprattutto se non altrimenti giustificabili vanno per tenuti presenti pure altri segni, anche quando ancora non comparsa la classica triade sintomatologica: stipsi ostinata persistente per oltre 2 anni; iperidrosi (sudorazione profusa); sonno agitato (sindrome gambe senza riposo); dispepsia (difficolt a digerire); ipotensione ortostatica (abbassamento della pressione quando ci si alza in piedi); deficit delle funzioni esecutive (cio incapacit nel portare a termine un compito); un segno minore la micrografia, cio il fatto che le dimensioni della grafia continuano a ridursi. Molti di questi sintomi arrivano ben prima dell’esordio vero e proprio della malattia e nel 2016 l’American Academy of Neurology ha stilato una sorta di decalogo temporale dei segni premonitori.
Segni premonitori
Sei anni prima della diagnosi di Parkinson possono comparire problemi relativi a normali attivit quotidiane, soprattutto in quelle in cui debba svolgere uno specifico compito che coinvolge sia attivit motorie sia non motorie come per esempio spostarsi e viaggiare. Fra sei e cinque anni prima compaiono i primi segni di ipocinesia, bradicinesia o tremore. Tre anni prima circa, questi problemi si estendono ad attivit di base quotidiane come alimentarsi. Pochi anni prima compaiono rigidit e alterazioni posturali e i pazienti presentano punteggi significativamente inferiori a test neuropsicologici come la Mini-Mental State Examination. Iniziano inoltre a usare lassativi molto pi spesso della media. L’anno prima della diagnosi presentano pi sintomi ansiosi e depressivi della media.
Le caratteristiche del tremore
Un ultimo chiarimento infine sul sintomo simbolo di questa malattia: il tremore. La comparsa soltanto di tremorenon deve subito far pensare al Parkinson perch molte sono le cause che lo possono provocare, peraltro anch’esse correlate alle diverse et della vita. Innanzitutto il tremore della malattia di Parkinson, che all’inizio colpisce per lo pi mani o piedi e nel 30% circa dei casi pu anche mancare, classicamente un tremore a riposo, cio si riduce afferrando un oggetto, come un bicchiere.
Il tremore non collegato al Parkinson
Il contrario avviene nel cosiddetto tremore essenziale che impedisce ad esempio di bere un caff senza rovesciarselo addosso ed un disturbo del movimento piu frequente del Parkinson, con cui confuso nel 30-50% dei casi. Ne soffre il 4% circa degli adulti dai 40 anni in su, ma pu comparire anche prima, soprattutto in soggetti ansiosi o depressi. Per esempio a causa di ipertiroidismo: se si sta dimagrendo senza dieta, si hanno tachicardie o problemi di addormentamento, il tremore potrebbe derivare da un’eccessiva attivit tiroidea, condizione che predilige le donne tra 55 e 64 anni da 5 a 10 volte pi spesso rispetto ai maschi. Anche bere troppi caff pu portare a tremore. Se da un lato la caffeina appare protettiva verso il vero Parkinson
, dall’altra superare 2 o 3 tazze al giorno pu indurre tremore: molti analgesici da banco, la cioccolata, la coca-cola o altre bibite tipo gli energy drink contengono caffeina che va ad aggiungersi a quella del caff. Questo tipo di abuso soprattutto tipico dei giovani adulti. Anche l’abuso di bevande alcoliche implicato nel tremore e di solito inizia 10 ore circa dopo l’ultimo sorso e pu poi durare anche settimane, tant’ che i programmi di disintossicazione prevedono anche farmaci atti a contrastare questo tremore. Da considerare anche il fumo: troppa nicotina provoca tachicardia con conseguente ansia, un cocktail che pu indurre tremore. L’incidenza di questo vizio sta aumentando anche nelle fasce d’et giovanili. Le situazioni stressanti, come dover parlare in pubblico durante un convegno, possono far tremare le mani.
La malattia di Wilson
Fra le cause di tremore c’ poi una rara patologia genetica chiamata malattia di Wilson che colpisce fra i 5 e i 40 anni, in cui si verifica accumulo tossico di rame soprattutto nel fegato: oltre al tremore provoca una serie di disturbi motori che interessano l’eloquio e la coordinazione dei movimenti. La sclera dell’occhio appare caratteristicamente giallo-ramata. Le catecolamine, cio adrenalina e noradrenalina sono due ormoni secreti dal surrene e da alcune terminazioni nervose: fanno aumentare pressione e contrazione cardiaca in preparazione a uno sforzo muscolare e attivano il metabolismo per fronteggiare uno stress. Un tumore benigno delle ghiandole surrenali chiamato feocromocitoma, che pu comparire in ogni et ma soprattutto fra i 20 e i 40 anni, determina un’eccessiva produzione di catecolamine e ci, oltre agli ovvi picchi ipertensivi, induce tremore.
I farmaci che possono dare tremore
Inoltre molti farmaci possono dare tremore: anti-depressivi, anti-comiziali, antistaminici, anti-emicranici o anti-asmatici. Sono farmaci usati ad ogni et e quindi difficile definire una stagione della vita per questo tipo di tremore. Le mani tremano anche se manca vitamina B12, importante per l’integrit del sistema nervoso. Oltre a essere consumata da alcuni dei farmaci sopraelencati, la B12 scarseggia quando non si mangiano alcuni cibi: uova, fegato, caviale, ostriche, funghi, coniglio, prosciutto, tonno, merluzzo, sardine, sgombro, cozze, oppure se non si beve latte L’ipoglicemia pu provocare tremore perch gli zuccheri rappresentano la principale fonte energetica dei muscoli. Valori di emoglobina glicata inferiori al 7% nei giovani e all’8% nell’anziano devono far sospettare che il tremore derivi da ipoglicemia. Quindi non di Parkinson potrebbe trattarsi, ma di diabete, malattia che interessa ogni fascia d’et e sempre di pi anche quelle giovani.
13 marzo 2022 (modifica il 13 marzo 2022 | 15:11)
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