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Il sanguinario leader ceceno sostiene in un video online di essere vicino a Kiev: i suoi miliziani dovevano uccidere Zelensky, ma ha perso decine di uomini nella battaglia di Hostomel
Ramzan Kadyrov è a suo agio tra i morti e lo è ancora di più al fianco di Vladimir Putin. Dunque è possibile che il dittatore ceceno sia arrivato sul campo di battaglia per coordinare il suo contingente in Ucraina. Il leader è apparso in un video sul canale Telegram nelle vesti di condottiero. Indossa la mimetica, forse gli scarponcini di una marca della gran moda italiana, pronto a discutere le prossime mosse con i comandanti delle unità schierate nella zona di Hostomel. «L’altro giorno eravamo a circa 20 chilometri da voi nazisti, ora siamo ancora più vicino», ha affermato esortando i nemici ad arrendersi o «vi finiremo».
Parole di un personaggio brutale, sanguinario, fedele esecutore degli ordini dello zar. Per ora non ci sono conferme sulla sua presenza, mentre il Cremlino ha preferito affermare di non avere informazioni. Frase che lascia aperta ogni ipotesi attorno ad una figura che ama essere al centro dell’attenzione, non teme gli eccessi, buono per tutte le stagioni del Cremlino. La breve sortita sul web, infatti, rappresenta una doppia veste, operativa e propagandistica. La prima legata alla pressione delle forze russe in direzione della capitale. La seconda serve a dare spinta ai soldati dopo le perdite subite nelle scorse settimane. Un binario sul quale si è incamminato Kadyrov, sempre pronto «a difendere gli interessi della Russia», che poi sono anche i suoi.
L’adunata in piazza
All’inizio dell’operazione speciale il presidente ha presenziato ad un’adunata di piazza con centinaia di miliziani, i «kadyrovtsky», uno show per accompagnare la notizia dell’invio di 10 mila uomini al fianco dell’Armata. Un’avanguardia. Perché, come ha tuonato lui stesso, ne sono pronti 70 mila. Proclami seguiti dalle immagini di una colonna di militari ripresa sul terreno dopo l’invasione, sempre a confermare un impegno diretto non privo di sorprese. Un reparto ha avuto decine di morti, colpito dal raid di droni TB2 (produzione turca) e dall’attacco delle forze speciali locali. Tra le vittime degli ufficiali.
Rovescio negato su tutta la linea dal regime filo-russo. Abbiamo avuto solo due caduti, ha replicato il despota, cercando di minimizzare l’impatto. Ma era ormai molto tempo fa, la battaglia nella regione di Hostomel si è fatta poi più intensa, con danni per tutti. Kadyrov, come sembrano rivelare alcuni messaggi audio passati alla Bbc, era tra i pochi ad essere informato da mesi su quanto sarebbe avvenuto. Nei dialoghi — di difficile autentificazione — il numero uno discute con un suo ufficiale dei preparativi di guerra, dei target, dei timori di reazioni negative tra i ranghi. Ci sono riferimenti espliciti a riunioni svoltesi con i russi per il coordinamento. Un coinvolgimento che si rispecchia nel supporto continuo da Grozny a Mosca.
Come ha sottolineato Neil Hauer, la Cecenia rappresenta uno schema che il Cremlino vorrebbe riprodurre — pur tenendo conto delle differenze — in terra ucraina. Inoltre i miliziani hanno partecipato al decisivo intervento in Siria, prendendo parte prima agli scontri, per poi svolgere compiti di polizia militare. Ruolo che potrebbero ricoprire una volta conquistati i grandi centri. Magari dovranno anche vedersela con i ceceni alleati dell’Ucraina e non da oggi. È sempre Hauer a ricordare la presenza di due formazioni anti-russe, il Battaglione Sheikh Mansour e il Battaglione Dudayev, il cui leader Adam Osmaev ha subito un attentato a Kiev nel 2017 dove è morta la moglie. La coppia aveva partecipato al conflitto nel Donbass.
Gli agguati sono l’altra specialità di Kadyrov, non pochi oppositori sono stati liquidati all’estero. Un suo team sarebbe stato incaricato di eliminare il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky e catturare altri dirigenti. Si è anche detto che gli agenti avessero mazzi di carte raffiguranti i ricercati, un’imitazione di quanto fatto dagli americani quando davano la caccia ai collaboratori più stretti di Saddam Hussein in Iraq. Forse la vicenda del piano segreto è solo una «voce», la sostanza non cambia: quando Mosca chiama il despota esegue.
I volontari siriani
Più tortuoso il caso dei «volontari» siriani, una componente sulla quale girano notizie non verificabili. Un report ne segnala 400 nella regione di Rostov, la tv russa invece ha mostrato l’arruolamento in Siria, area di Deir ez Zour, un’operazione gestita da Husam Qaterji, un gerarca piuttosto influente. Fino a qualche giorno fa fonti statunitensi avevano mostrato cautela sull’afflusso massiccio dei mercenari arabi mentre gli analisti sembravano non troppo convinti, ritenendo che Mosca non ne avrebbe bisogno e che sarebbe persino controproducente. Se arriveranno sul serio non ci vorrà molto tempo per scoprirlo.
14 marzo 2022 (modifica il 14 marzo 2022 | 20:42)
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