Sab. Feb 8th, 2025

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Lo slogan è già pronto: «Sdelano nami, sdelano za nas», prodotto da noi, prodotto per noi. Prende forma la risposta russa alle sanzioni internazionali seguite all’invasione dell’Ucraina, e si appella a ogni risorsa interna e ai Paesi amici rimasti: insieme a loro, insieme a chi non si unirà al fronte delle sanzioni, ha assicurato giovedì Vladimir Putin in collegamento con il Governo, «risolveremo ogni problema con calma». Indipendenza, autosufficienza e sovranità russe ne usciranno rafforzate, ha aggiunto, mentre le sanzioni si ritorceranno contro l’Occidente sotto forma di rialzi dei prezzi alimentari e dell’energia.

Sul piano difensivo il programma prevede l’adozione di misure a sostegno dei produttori nazionali, che saranno chiamati a moltiplicare gli sforzi per sostituirsi alle importazioni straniere. «Ci dispiace che McDonald’s vada via, ci eravamo abituati ai loro hamburger», aveva detto in mattinata sorridendo il sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin. Ricordando però le numerose catene nazionali di fast-food, di livello non inferiore: a loro andranno incentivi e incoraggiamento.

Sul piano offensivo, Putin ha appoggiato quella che ha definito «direzione esterna» temporanea delle proprietà di imprese straniere che hanno preso le distanze dalla Russia, chiudendo punti vendita o produzione. «Troveremo soluzioni legali, non c’è bisogno di azioni arbitrarie – ha detto – per trasferire queste imprese a chi vuole lavorare, in modo da non danneggiare i fornitori russi». Nello stesso tempo il presidente russo ha promesso protezione ai gruppi stranieri che intendono restare nella Federazione.

L’ipotesi della «direzione esterna» degli asset stranieri è un’ipotesi che il partito del potere, Russia Unita, considera un primo passo verso una nazionalizzazione. Decisione che invece Vladimir Potanin, l’oligarca del nickel, ritiene che «riporterebbe la Russia indietro di cento anni», facendole perdere ulteriormente credibilità e facendole pagare le conseguenze per decenni.

In questo momento, al centro delle preoccupazioni russe è l’inflazione, che nella settimana dall’inizio della guerra ha registrato l’aumento più marcato degli ultimi 20 anni (+2,2% tra il 26 febbraio e il 4 marzo): secondo diversi economisti, a fine marzo potrebbe aver già raggiunto il 20% mensile. «C’è stato un aumento significativo dei prezzi delle importazioni a causa del comportamento irresponsabile dei nostri ex partner», ha osservato alla riunione del Governo il ministro dell’Industria, Denis Manturov.

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