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Domani, 29 marzo, scatterà un nuovo round di negoziati fra Ucraina e Russia per arginare l’escalation militare innescata da Mosca a fine febbraio. I colloqui andranno avanti fino al 30 marzo e si svolgeranno in Turchia, con la mediazione del presidente Tayyip Erdogan. Ankara sta già spingendo sul cessate il fuoco, un’ipotesi che sembra ora rientrare anche fra le priorità della delegazione di Kiev. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha sottolineato che l’obiettivo «massimo» del faccia a faccia sarebbe proprio un’intesa per sospendere le ostilità.
In giornata, il presidente Zelensky aveva concesso un’apertura in più sullo status di neutralità dell’Ucraina, senza aggiungere comunque nulla sul riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche russofone del Donbass. Uno spiraglio diplomatico in ore scandite, sul resto, da nuove tensioni e notizie poco rassicuranti su vari fronti: dalle nuove tappe della guerra finanziaria ingaggiata fra Russia e occidente all’ipotesi di strette di Mosca sui visti dai «paesi ostili». Indicativa anche la corsa ad armamenti e spese per la Difesa, con la Germania che valuta un sistema di difesa anti-missile e il presidente Usa Joe Biden indirizzato a un robusto aumento dei finanziamenti al Pentagono (+9,8%) nel suo piano di spesa da 5,800 miliardi di dollari.
Putin: accetterò solo pagamenti in rubli
A oltre un mese dal suo scoppio, la guerra Russia-Ucraina resta nel vivo sia sul fronte militare che su quello, parallelo, del conflitto economico. Sul campo continua l’assedio di Mosca, con una situazione «terribile» a Mariupol e nuovi movimenti delle truppe russe. L’intelligence ucraina sostiene che la nuova strategia del Cremlino sia di spaccare a metà il paese, dopo averne fallito la conquista di Kiev, anche se fonti russe rivendicano nuovi avvicinamenti di suoi mezzi alla capitale.
Sul versante economico, la minaccia più imminente di Vladimir Putin ai suoi (ex) partner occidentali è quella di accettare solo pagamenti in rubli per la transazioni verso la Russia: uno strappo che congelerebbe il commercio internazionale di Mosca, a partire da un segmento cruciale come quello energetico. Putin aspetta entro il 31 marzo un rapporto dal Gabinetto dei ministri, dalla Banca Centrale russa e da Gazprom sull’attuazione del cambio valuta in rubli per il pagamento delle forniture di gas dai «Paesi ostili», ha riferito il servizio stampa del Cremlino.
I paesi del G7 hanno definito la misura «inaccettabile», sostenendo che mostri come il presidente russo Vladimir Putin si trovi con «le spalle al muro». A riferirlo è il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck in una dichiarazione resa nota da Berlino in quanto presidente di turno. «Tutti i ministri del G7 – ha detto – hanno convenuto che si tratta di una chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti (…) il che significa che un pagamento in rubli non è accettabile».
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