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Il panorama dei videogiochi in Italia per il 2021, fotografato nell’ultimo report di IIDEA, da un lato entusiasma e dall’altro delude. Se infatti è vero che il mercato nostrano ha prodotto incassi per 2,2 miliardi di euro, è anche vero che vendono sempre i soliti e al contempo si registrano investimenti in calo per quanto concerne le localizzazioni nella nostra lingua.
Come ne usciamo? La questione è ovviamente culturale e il ruolo delle testate videoludiche come Multiplayer.it è molto chiaro: parlare di produzioni grandi e piccole, provare ad appassionare le persone, spronarle a scoprire nuovi generi anziché fossilizzarsi. Quando tuttavia l’informazione si sposta su altri canali dove il principio di base è unicamente quello di seguire le tendenze e macinare numeri, le cose diventano complicate.
Intendiamoci: qui non si tratta di tripla A contro indie, bensì di blockbuster contro tutto il resto. Sappiamo che FIFA 22 è stato il gioco più venduto nel 2021 in Italia, e che nella stessa classifica la precedente edizione del calcio EA occupa la terza posizione. In mezzo troviamo invece GTA V, un titolo pubblicato nell’ormai lontano 2014 ma che da quella top 10 non è mai uscito.
Per vedere qualcosa che non sia FIFA o GTA bisogna scendere in quarta posizione, dove troviamo la migliore espressione della storica passione italiana per PlayStation e per il suo brand di punta, Spider-Man, seguita dal fenomeno da quarantena Animal Crossing: New Horizons e poi da un altro blockbuster apparentemente immortale, Minecraft nella versione Nintendo Switch. Il punto è che non è dato sapere quanto sia ampio il gap fra il podio il resto della classifica.
Quali sono le conseguenze di un mercato così statico? La diminuzione degli investimenti, in primo luogo per quanto concerne le localizzazioni. Nel 2019 c’è stato il clamoroso caso di Control, l’eccellente action shooter di Remedy Entertainment, prodotto da un publisher italiano che non ha ritenuto conveniente far doppiare il gioco nella nostra lingua. In tutte le altre sì, nella nostra no.
Poi è stata la volta di Far Cry 6, che non è stato doppiato in italiano: mai accaduto in precedenza, anzi persino il capitolo originale del 2004 era completamente localizzato nella nostra lingua. Gli esempi, ad ogni modo, sono molteplici: anche prodotti privi di enormi quantità di dialoghi, vedi Forza Horizon 4 e 5, non parlano italiano. L’impegno economico, evidentemente, non viene ripagato.
Torniamo dunque alla domanda iniziale: come possiamo fare in modo che la classifica dei giochi più venduti in Italia diventi un pochino più dinamica, premi le nuove uscite, si faccia espressione di un’utenza davvero appassionata e attenta all’evoluzione del medium? Abbiamo già detto che le testate videoludiche fanno la propria parte in termini di divulgazione, cercando di far quadrare i conti fra nomi di tendenza e “servizio pubblico”.
Quindi la palla passa a voi: consigliate al nipotino di inframezzare le partite a Fortnite con qualche esperienza single player narrativa; spiegate all’appassionato di calcio che oltre agli spacchettamenti di FUT ci sono anche giochi d’azione spettacolari, avventure appassionanti, perle indipendenti; ditelo al fanatico di COD che esistono sparatutto non scriptati e che ti fanno scegliere dove andare e cosa fare anziché condurti per mano da uno scontro a fuoco all’altro.
Che ne dite, si può fare? Parliamone.
Parliamone è una rubrica d’opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.
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