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La guerra scatenata da Vlamidir Putin in Ucraina anima il dibattito a sinistra, dove una frangia minoritaria rispolvera sentimenti anti-altantisti ed anti-Nato. Non è tra questi l’ex segretario generale della Cgil, ex sindaco di Bologna ed ex europarlamentare Sergio Cofferati che vede nella tragedia in corso anche un’occasione per le modifiche strutturali di cui l’Europa – dice – necessita da tempo. E tra queste, Cofferati cita il tema della Difesa comune.
Siamo di nuovo al contrasto tra pacifismo e necessità d’inviare le armi all’Ucraina…
“Io sono un pacifista, credo che la guerra sia la cosa peggiore che può capitare. Ma poi bisogna agire, soprattutto da parte della politica, in ragione delle condizioni materiali che si sono determinate. Siamo di fronte ad un Paese che ha una evidente ispirazione egemonica e che ha invaso un Paese vicino: è un’invasione fatta con gli strumenti e le armi della guerra ma è un’invasione. Guai a dimenticare questo. Dinanzi ad una invasione qual è la priorità per ristabilire la pace? Fermare l’invasione. E dunque agire con tutti gli strumenti disponibili, da quelli di carattere politico-diplomatico a quelli di carattere organizzativo. Agire per evitare che chi è stato aggredito venga distrutto. Quello che stiamo vedendo rende chiaro l’effetto dell’invasione e la sua conclusione. E poi bisogna depotenziare l’invasore. Per difendere il territorio che è stato invaso, dobbiamo anche usare armi per impedire l’aggressione”.
Lei, in questa fase, insiste sulla differenza di competenze tra sindacati e politica. Ce l’ha con i grillini?
“Io penso che la rappresentanza sociale e la politica abbiano compiti diversi. Sono due attori che devono interloquire sempre. Ognuno ha le sue responsabilità ed il suo campo. Il debordare dalla propria funzione non serve. Anzi, crea disfunzioni. Il MoVimento 5 Stelle è nato come movimento e non come partito. All’inizio ha agito su più versanti, alcuni dei quali non strettamente politici. Ora è diventato un partito che più partito di così non si può”.
Davide Serritella, deputato grillino, ha proposto di sentire anche Putin, oltre Zelensky, con un collegamento con il Parlamento…
“Non c’è nessuna ragione perché venga sentito Putin, che è responsabile di una guerra e di una situazione drammatica. Persone vengono aggredite e uccise, donne e bambini in primis. Drammatica perché ci saranno conseguenze anche nel suo Paese, a partire dai soldati che manda a morire in questa folle aggressione. La priorità assoluta è quella di fermare la guerra”.
Lei è stato europarlamentare. Sta nascendo l’Europa? Si parla finalmente di Difesa comune…
“C’è una novità positiva. Mi rammarico che questa novità nasca in una fase drammatica. Per la prima volta, l’Ue si presenta con una posizione comune. Le azioni fatte, il giudizio dato, il sostegno all’Ucraina ed il contrasto al Paese invasore non erano immaginabili prima di ora. I Paesi avevano posizioni molto diversificate. Questo elemento è importante e va utilizzato. Si deve riscrivere il profilo dell’Europa a cominciare dai trattati. I limiti che abbiamo riscontrato in passato derivano dall’inadeguatezza dei Trattati. Su materie importanti non si dovrebbe poter agire solo all’unanimità. Spero che ora ci sia la volontà di ridiscutere le regole. E poi dobbiamo agire pensando anche alla presenza di soggetti che abbiano funzioni delegate da tutta l’Europa, compresa quella della Difesa che oggi non è di competenza dell’Unione”.
La globalizzazione, con la guerra in Ucraina, viene messa in discussione. E a sinistra rispuntano i sentimenti anti-altantisti…
“Penso che sia evidente la crisi determinata dal processo di globalizzazione per molte aree del mondo. E quel processo oggi non è così positivo come Tony Blair, parlando della sinistra, indicava. Blair sosteneva una “terza via” che tuttavia accettava la globalizzazione come elemento positivo e di sviluppo. La globalizzazione è in crisi e ha fatto esplodere contraddizioni vistose. Va guardata e riletta, con tutti i limiti e gli elementi negativi che contiene. Se vogliamo parlare di globalizzazione pensando alla sinistra, conviene tornare a quanto scritto e detto da Jacque Delors che purtroppo non è stato ascoltato da una parte della sinistra. Consideri che quando Delors scriveva il Libro Bianco e da presidente della commissione Ue gestiva il Trattato di Lisbona, la maggioranza dei governi europei era di sinistra. Eppure quegli esecutivi non hanno applicato quando Deloirs aveva suggerito. I limiti della globalizzazione vanno combattuti con gli strumenti della politica e della democrazia. Per l’Onu e per la Nato il riferimento fondamentale dev’essere la democrazia. E nella democrazia la pace è importante”.
Non dobbiamo dare per scontata la democrazia, insomma.
“Dobbiamo difendere sempre ed in ogni circostanza la democrazia. Ci sono parti del mondo dove la democrazia è dichiarata e non praticata e parti del mondo dove non è neppure dichiarata. Non penso si possa parlare della Russia indicandolo come un luogo dove la democrazia viene quotidianamente realizzata. Un Paese democratico non invade un altro Paese”.
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